Sentieri Sincronici ed Inaspettate Scoperte … Intervista senza ospite

La strada che porta alla conoscenza è una strada che passa per dei buoni incontri
(Baruch Spinoza)

Sono ormai alcuni mesi che come Associazione Culturale abbiamo intrapreso una collaborazione con il Dott. Gabriele Montera, autore dei libri Il Calice Svelato e Remedia. Tutto nato da una telefonata nella quale mi si chiedeva di incontrare questo scrittore. Un incontro casuale, caratterizzato dalla freddezza iniziale figlia della poca conoscenza.Eppure in pochissimi minuti tra una battuta e l’altra insieme ad Adele Filice, la persona che ci ha presentato Gabriele, mi sono reso subito conto che si parlava la stessa lingua, si è deciso quindi di realizzare un’intervista sulla nostra web radio Radio MH, ma da subito si è capito che non sarebbe stata una normale intervista e infatti prendendo spunto dal sotto titolo del suo libro “appunti di un insolito viaggio”, abbiamo deciso di intraprenderlo insieme senza una meta precisa con l’unico scopo quello di coinvolgere più viaggiatori possibile.Un po’ come Forrest Gump quando iniziò a correre senza un reale motivo, ma che venne lentamente seguito da migliaia di persone, non sapendo bene né il motivo né la meta. Meta che in realtà inizia ad essere abbastanza chiara per noi, ma per non fare spoiler come si usa dire ora, lasceremo a voi la scoperta. E’ un viaggio particolare e come recitava un vecchio spot, per molti, ma non per tutti. No non è presunzione, semplicemente è un sentiero di libertà che non può percorrere chi non vuole e soprattutto non può “vedere” chi non è disposto a scorgersi verso il nuovo. Da Vinci’s Shadow questo è il palinsesto creato ad hoc per questi lavori dell’amico Montera.

Certo nel calice svelato è Leonardo il protagonista, ma in realtà lo è sempre anche in questo momento ecco perché la sua ombra ha preso vita ecco perché aleggia costantemente nelle nostre azioni.
In molti si chiederanno cosa centra Leonardo da Vinci con Cosenza? E’ stata la prima domanda che ho posto a Gabriele, in realtà molto più di quanto potessi immaginare, ma non pensate ad una presenza fisica pensate piuttosto alla sua ombra appunto ai collegamenti apparentemente nascosti alle persone che possono essere coinvolte in una storia affascinante, che attraversa la fisica quantistica, l’alchimia, la storia, tocca personaggi del calibro di Giordano Bruno, Bernardino Telesio, Gioacchino da Fiore, Jung, non è facile spiegarla ecco perché consigliamo a chi non lo avesse fatto di ascoltare le puntate già registrate, ve ne saranno altre, ma anche altre novità che presto vedrete.

In questo percorso è però doveroso anche soffermarsi su alcuni aspetti non di poco conto anzi. Il Calice svelato non è un libro “inventato”, ma racconta appunto una scoperta e direi che scoperta, probabilmente per la portata della quale non si è dato il giusto valore storico. Parliamo della reale presenza del Santo Graal nell’ultima cena di Leonardo da Vinci. Parliamo di un volto e forse anche di altro. Ma allo stupore che ovviamente coglie tutti quando per la prima volta vengono messi difronte all’evidenza, segue una naturale domanda perché lì?
In effetti mi sono da subito chiesto perché il calice fosse lì, che cosa volesse dire Leonardo, quale era il significato nascosto dietro a questi indizi?
Certo è che un genio come Leonardo non poteva certo limitarsi a dipingere un evento della portata dell’ultima cena, se dell’ultima si tratta, senza dire la sua senza inserire la sua visione il suo messaggio. Durante le interviste con Gabriele abbiamo spaziato parlando di rosacroce e della possibile appartenenza di Leonardo, di Filosofia e quello che ho notato con meraviglia è stato proprio il palesarsi di connessioni sinaptiche che hanno dato vita a continui sbalzi, quasi come se fossero scariche elettriche che di volta in volta illuminavano un angolo buio con nuove idee e nuove connessioni.


Connessioni che inevitabilmente coinvolgono altre persone in un turbinio di eventi sincronici che si aprono a ventaglio d’innanzi i nostri occhi. E ogni singola scelta che facciamo genera nuove connessioni. Questi eventi queste persone apparentemente in modo casuale si stanno incontrando e questo dà vita alla creazione di nuovi sentieri che prima non esistevano. Come se ognuna delle persone coinvolte in questa storia sia un orologio tutti in negozi diversi, ma che segnano la stessa ora in attesa di risuonare all’unisono. Ecco è questa la sensazione che ho in questo momento. Non a caso ogni volta che ci si incontra il battito del tempo diventa più forte, e questo ci sta portando a nuove collaborazioni, che si spera coinvolgeranno la nostra terra. Perché l’ombra di Leonardo non coinvolge solo aspetti della vita del genio toscano, ma grazie al libro Remedia di cui tratteremo nei prossimi mesi in maniera originale, cercheremo di far conoscere posti della nostra città e non solo, guardandoli con occhi nuovi. C’è ad ogni modo un aspetto che non posso non considerare ed è quello della poca volontà di evidenziare nuove forme di pensiero per inserirle nell’offerta culturale artistica della nostra terra, sforzandosi invece di rimanere ancorati a tradizioni superate ormai da secoli. Basti pensare a Gioacchino da Fiore citato da Obama, o a Telesio e appunto a Leonardo che non hanno fatto altro che suggerirci di guardare dentro di noi per avviarci verso una “resurrezione” spirituale che ci allontani dal vecchio modo di pensare. Dei veri rivoluzionari, senza armi, ma con la ,mente.

Detto ciò consiglio a tutti coloro che avranno voglia di intraprendere questo insolito viaggio di iniziare guardando le prime due puntate di Da Vinci’s Shadow, non è un percorso da affrontare con i ritmi moderni, non è un video da guardare di sfuggita sul telefonino, ma da assaporare e magari da affrontare come una ricerca personale, coadiuvandosi con dei libri, perché tra gli obbiettivi non c’è certamente quello di dare delle risposte o certezza, se mai di far nascere in ognuno delle domande e di cercarsi le risposte. Di disinstallare la conoscenza acquisita fino ad ora per far spazio alla nuova.

In milioni hanno visto la mela cadere, ma Newton è stato quello che si è chiesto perché.
(Bernard Baruch)

Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

Gobekli Tepe. La Culla dell’Umanità

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Göbekli Tepe (traduzione: collina panciuta – ombelico) è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città biblica di Harran. Si trova su una collina artificiale alta circa 15m, con un diametro di circa 300m, posizionata sul punto più alto di un’elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante. Da quanto c’è stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati, più o meno 12000 anni fa vivevano da nomadi, sostentandosi con ciò che raccoglievano e cacciavano. Successivamente hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali e da lì è iniziato il lungo viaggio che ha portato l’umanità a tutte le meraviglie odierne. Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria è però letteralmente pieno il mondo. Da tempo sempre più persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e proprie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realtà ben diversa da quella da loro costruita. Con Gobekli Tepe, però, da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa non sarà più considerata un’eresia. Anzi, saranno gli stessi archeologi (e non solo loro…) a dover cambiare molte “interpretazioni” che, sino a prima della scoperta in Turchia, sono state invece considerate prove scientifiche.

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Nel 1995 un pastore curdo, Savak Yildiz, si imbatte in una strana pietra lavorata che fuoriusce dal terriccio. Incuriosito dal ritrovamento contatta subito le autorità della vicina cittadina di Sanliurfa: è l’inizio di una delle più grandi scoperte archeologiche di sempre.

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Gli scavi, condotti da Klaus Schmidt dell’Istituto Archeologico Germanico, porteranno alla luce una realtà stupefacente: la pietra di Gobekli Tepe è la sommità del tempio più vecchio del mondo risalente a quasi 12.000 anni fa. Perfino le piramidi di Giza o le ziqqurat sumere sono strutture “moderne” al confronto, datate almeno 5000 anni più tardi. E’ così vecchio che precede la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli Tepe proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori. Quando Schmidt raggiunse il sito di Gobekli Tepe per iniziare gli scavi affermò: “Non appena vidi le pietre, seppi che, se non me ne andavo immediatamente, sarei rimasto qui per il resto della mia vita.” E  così fu, dato che purtroppo ci ha lasciati nel 2014.

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Gli scavi portarono alla luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da mura in pietra grezza a secco. Furono inoltre rinvenuti sei recinti circolari comunicanti tra loro, di cui due ancora non dissotterrati, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l’utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini, infatti la particolare forma a T allude alla figura umana, come è possibile notare dalla presenza di braccia scolpite distese lungo i lati brevi, e delle teste realizzate tramite l’ampliamento della parte superiore del pilastro. Sono stati scoperti circa 40 grandi lastre di calcare a forma di T, che raggiungono i 5 metri di altezza, che furono portati nel sito da una cava vicina anche se le popolazioni dell’epoca non conoscevano la ruota né avevano ancora addomesticato le bestie da soma. Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. A circa 1 km dal sito è stata inoltre rinvenuta un’altra pietra a forma di T di circa 9 metri, probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse i costruttori ad abbandonare il lavoro. Su di esse sono riprodotte diverse specie di animali, come formiche, scorpioni, serpenti, uccelli, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali. E pare che alcune di queste raffigurazioni vennero volontariamente cancellate forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici e vi sono anche disegni di natura sessuale, con forme falliche.  La sua costruzione, probabilmente, si protrasse per qualche secolo e dovette interessare centinaia di uomini. Göbekli Tepe, ricorda vagamente Stonehenge, costruita 7000 anni dopo, ma non con blocchi di pietra tagliata grossolanamente bensì con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo.

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Ecco una ricostruzione di come doveva essere in passato.

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Il recinto A, la prima struttura circolare ad essere stata scavata, è detta “l’edificio a colonne di serpente”, perché le rappresentazioni del serpente prevalgono nelle sculture sui pilastri a T, infatti oltre alle figure proprie di serpenti, si trova pilastri con una decorazione formata da rombi accostati che richiama molto da vicino le squame dei rettili. Un altro pilastro, tuttavia, rappresenta una “triade” il toro, la volpe e la gru, posti uno sull’altro.

Il recinto B misura nove metri di diametro e su entrambi i pilastri centrali si trova la figura di una volpe in atto di compiere un balzo. È il solo complesso scavato sino al livello del pavimento che rivela la superficie del terrazzamento. Il complesso è stato chiaramente concepito per ospitare questi pilastri monolitici, il che prova che i nostri antenati si trovavano a loro agio nel lavorare pietre gigantesche, e non soltanto nello scavo di cave ma anche nell’elaborazione e la decorazione.

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Il recinto C è chiamato “il cerchio del cinghiale”, perché descrive alcuni maiali selvatici. Restano nove pilastri intorno il muro, ma alcuni sono stati rimossi ad un certo momento in passato. Un pilastro mostra una rete di uccelli. Il complesso C è interessante perché una pietra a forma di U è stata trovata lì, e si ritiene che essa possa essere stata la pietra d’accesso. Questa pietra ha un passaggio centrale di 70 centimetri di larghezza, ed un lato della U è sormontata da una rappresentazione di un cinghiale; l’altro lato è purtroppo mancante. Caratteristica invece è la figura di un felino realizzata ad altissimo rilievo, quasi a tutto tondo.

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Il recinto D è chiamato “lo zoo dell’Età della Pietra”, è il più grande e si trova inoltre in un migliore stato di conservazione. Ha 2 pilastri principali e 12 alle pareti. Qui le figure più comuni sono quelle della volpe e del serpente, ma è possibile vedere anche arieti, gazzelle, scorpioni, asini e cinghiali, e non mancano i predatori ed i volatili. Qui si trova inoltre il pilastro con il maggior numero di immagini. Altre immagini sono quelle del crescente lunare, di bucrani, di uomini col fallo eretto e donna dai tratti sessuali ben evidenziati, di una croce, di una H normale e di una ruotata di 90°. Il pilastro n° 33 è il protagonista del complesso. Schmidt dichiara che le forme su questo pilastro rappresentano un linguaggio pittografico vicino ai geroglifici egizi e quindi ciò sia la prova che l’origine della scrittura è probabilmente molto più antica di quanto si pensi, il decimo millennio a. C.

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Sempre nel recinto D è molto importante la pietra dei “3 canestri”. Nella cosmologia spirituale, il paniere è il simbolo delle stagioni e le offerte della frutta, della fertilità e della santità. Nel Pentateuco (Torah) i tre canestri sono definiti come “tre giorni” e quindi forse simboleggiano tre giorni specifici dell’anno che potrebbero riguardare i due solstizi e il punto dell’equinozio. Il pilastro con questo simbolo guarda in direzione est ed è inciso anche il sole . Molti invece pensano che sia la rappresentazione stilizzata di una porzione di cielo di 12000 anni fa.

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Da un’altra parte sul sito, sul versante nord della collina, vi è una costruzione rettangolare chiamata “la costruzione con la colonna di leone”. I suoi quattro pilastri hanno delle rappresentazioni di esseri leonini, che potrebbero anche essere delle tigri o dei leopardi. In più un pilastro ha un graffito di 30 centimetri di altezza che rappresenta una donna rannicchiata che sembra partorire.

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Nello scavo Nord-Ovest è stato ritrovato una enorme pietra di 3 metri quadri con due entrate molto particolare e riccamente decorata con tre lunghe sculture quadrupedi (toro, montone e un gatto selvatico), un serpente lungo 1,5 m in altorilievo e una fila di fori a tazza. Purtroppo sembra che la pietra non è nel contesto architettonico originale ma le decorazioni mostrano chiaramente che era parte di un edificio importante.

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Si crede che presto l’area si allargherà ulteriormente: rilievi geomagnetici e sistemi radar hanno identificato altri 16 antichi anelli megalitici nelle vicinanze. Parrebbe così che solo il 5% del tempio sia stato portato alla luce. Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture raffiguranti animali selvatici, figure umane stilizzate raffiguranti una un busto umano con le due braccia distese, prive di testa e su cui furono scolpiti alcuni particolari umanoidi, una testa e una statuetta che rappresenta una donna accovacciata chiamata la “signora di Gobekli Tepe”. Al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, il Doğuş Group turco ha annunciato che spenderanno 15 milioni di dollari nei prossimi 20 anni sul progetto, in collaborazione con la National Geographic Society. «Göbekli Tepe è il nostro punto zero», ha detto Ferit F. Şahenk, presidente del Doğuş Group, in un comunicato stampa.

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A Göbekli Tepe le coppie centrali di pilastri di ogni recinto presentano generalmente un orientamento in direzione Sud-Est e sembrano costituire un immaginario canale di osservazione verso il cielo. In generale l’orientamento delle colonne centrali dei differenti recinti è: nel recinto D, il più antico, i pilastri centrali sono orientati a circa 7° Est, Sud-Est, mentre quelli dei recinti C, B, A sono orientati rispettivamente a 13°, 20° e 35° est, sud-est. Secondo Robert Schoch, professore di Scienze Naturali presso l’Università di Boston, questa differente angolazione suggerisce che i costruttori realizzarono nuovi circoli orientati progressivamente verso est affinché fosse possibile seguire il movimento degli astri che si spostavano continuamente a causa della “precessione”. Più precisamente quali stelle stavano osservano i costruttori? La mattina dell’equinozio di primavera del 10.000 a.C., prima che il sole sorgesse ad est, un antico sacerdote-astronomo che si apprestasse ad osservare il cielo dal canale immaginario costituito dai due pilastri centrali del recinto D, poteva vedere chiaramente le sette stelle più brillanti caratterizzanti le Pleiadi, o Sette Sorelle, nonché la parte superiore della costellazione di Orione, il cacciatore celeste, la cui cintura era visibile poco sopra l’orizzonte alle prime luci dell’alba. Uno scenario simile si ripresentò anche in relazione alle pietre centrali del recinto C nel 9.500 e del recinto B nel 9.000 a.C. Dal recinto A è possibile osservare il medesimo spettacolo solo all’equinozio di primavera dell’8.500 a.C.  Da questi dati appare del tutto evidente come i nostri antenati osservassero attentamente la porzione di cielo nella quale era visibile Orione e la costellazione delle Pleiadi. Sebbene ad un primo impatto quest’ipotesi possa sembrare assurda, è doveroso evidenziare come da un lato la costellazione di Orione, facilmente riconoscibile in cielo per le sue importanti stelle caratterizzanti la cintura, è raffigurata come un torso umano senza testa. “Sulla base di queste considerazioni mi sembra lecito ipotizzare come i pilastri a T presenti a Göbekli Tepe fossero una rappresentazione terrena del busto di Orione, il cacciatore celeste, che i nostri antenati potevano osservare in quel preciso punto del cielo i determinati momenti dell’anno. Molto probabilmente nella figura di Orione si riconoscevano essi stessi in quanto popolo di cacciatori-raccoglitori ed in questo senso ulteriori conferme sembrano provenire dalle numerose decorazioni e sculture raffiguranti animali di ogni tipo”. In tal senso appare significativo quanto affermato dall’archeologo Schmidt secondo cui: «I pilastri non hanno né occhi né bocca, ma hanno le armi e le mani». Nello specifico del recinto D, sulla superficie di uno dei pilastri centrali sono scolpite le braccia, la cintura – un rimando alle stelle della cintura di Orione – e perizomi di pelle di volpe che possono rappresentare la Nebulosa di Orione in quanto di forma trapezoidale.

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Comprensibili le reazioni degli archeologi che da quasi 15 anni stanno lavorando sul campo e che hanno visto le loro credenze sciogliersi come neve al sole. “Gobekli Tepe cambia tutto”, spiega Ian Hodder, della Stanford University. David Lewis-Williams, docente di archeologia presso l’Università Witwatersrand a Johannesburg, dice: “Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo”. Il professore universitario Steve Mithen dice: “Gobekli Tepe è troppo straordinario per la mia mente”.

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In un’intervista di Sabrina Pieragostini per Panorama, Linda Moulton-Howe, giornalista investigativa e ufologa, afferma: “Quando sei a Göbekli Tepe, è tutto così strano, manca un’umana comprensione di quello che è, del perchè sia così vasto”. E non ha dubbi dicendo che: “Quando ne discuti con gli archeologi, i geologi, gli scienziati che sono stati qui, quello che ne ricavi è l’idea che intelligenze provenienti da altri luoghi nell’Universo siano venute sul nostro pianeta, per migliaia e migliaia di anni, e abbiano costruito mezzi di comunicazione e fonti di energia, realizzando un processo di terraformazione.” Insomma, non saremmo stati noi a dare alla Terra il suo aspetto attuale, ma dei visitatori spaziali. Una teoria ampiamente esposta da vari ricercatori internazionali e nota come la “teoria degli Antichi Astronauti”, fortemente contestata negli ambienti della storiografia ufficiale. E continua: “Se si immagina la Terra come una sorta di giardino o di laboratorio, ci si avvicina ad una grande verità. Il nostro pianeta e probabilmente centinaia di altri pianeti sono stati visitati e trasformati. Le piramidi, i cerchi di pietra, i megaliti forse servivano per produrre energia gratis con una tecnologia che noi ancora non comprendiamo. Questo è il motivo che mi spinge a continuare la mia ricerca, per tentare di capire quale sia la relazione esistita, nel passato, con i non umani, quale sia il rapporto attuale e quale quello futuro.” E conclude: “Come mai i Governi e le strutture di potere, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, hanno deciso di portare avanti una politica di menzogna, per negare qualcosa di fondamentale, ovvero la conoscenza che noi umani non siamo soli in questo universo e che altre intelligenze sono andate e venute per milioni di anni? La nostra archeologia, quella che compie scavi in Turchia e ovunque nel mondo, trova testimonianze straordinarie che non possono essere spiegate come opera di una civiltà di contadini ed allevatori di migliaia di anni fa”.

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Gobekli Tepe proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso?  “La risposta è già a nostra disposizione, e la conosciamo da tempo se non fossimo ancora legati agli antichi pregiudizi a noi spesso tramandati come certezze scientifiche e cioe’ che non erano certo uomini delle caverne quelli che avevano simili conoscenze di ingegneria, matematica e lavorazione della pietra, o che potevano conoscere la scrittura, inventata millenni dopo” dice Schmidt e tutto ciò viene descritto nel suo libro “Sie bauten di ersten  Tempel”, edito in Germania da Beck e tradotto in italiano per “Oltre Edizioni” da Umberto Tecchiati, col titolo “Costruirono i primi templi. 7000 anni prima delle Piramidi”. Molto si è favoleggiato su questo complesso archeologico. Alcuni hanno addirittura scomodato gli scritti biblici, rivedendo in Gobekli Tepe la paradisiaca valle dell’Eden di cui si parla nel libro della Genesi. A detta di Klaus Schmidt: “Gobekli Tepe è un tempio dell’Eden e quanto ritrovato in questo sito rivoluzionerebbe l’archeologia moderna e rivaluterebbe le conoscenze sulle società del mesolitico. Un’ipotesi recente è che il sito fosse un luogo di raccoglimento religioso. Si trova in cima a una vetta, con una vista dominante sulle montagne circostanti e sulle pianure a sud. «All’epoca le persone si sarebbero incontrate regolarmente per tenere fresco il pool genico e scambiare informazioni», dice Jens Notroff, archeologo presso l’Istituto Archeologico Germanico che lavora sul sito. «È un punto di riferimento. Non si incontravano qua per caso». Ma come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso? Schmidt pensa che bande di cacciatori si riunissero sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione, vivessero in tende di pelle di animali e uccidessero la selvaggina locale per nutrirsi e le molte frecce di selce trovate giocano a sostegno di questa tesi e sostengono anche la datazione del sito. Tutto ciò mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita e incredibilmente sofisticata di quanto si sia mai concepito. La storia dell’Eden, nella Genesi, parla di un’umanità innocente e di un passato di uomini semplici che potevano nutrirsi con la raccolta delle frutta dagli alberi, la caccia e la pesca nei fiumi, e trascorrere il resto del tempo in attività di piacere. Poi l’uomo “precipitò” in una vita più dura, con la produzione agricola, con la fatica incessante e quotidiana. Quando avvenne la transizione dalla caccia e dalla raccolta all’agricoltura stanziale, gli scheletri mutarono – per un certo tempo crebbero più piccoli e meno sani, perché il corpo umano si doveva adattare a una dieta più povera di proteine e ad uno stile di vita più faticoso. Allo stesso modo, gli animali da poco addomesticati diventano più piccoli di taglia. Ciò solleva la questione: perché l’agricoltura fu adottata da tutti? Molte teorie sono state proposte a partire dalle concorrenze tribali, la pressione della popolazione, l’estinzione di specie animali selvatiche. Ma Schmidt ritiene che il tempio di Gobekli Tepe riveli un’altra possibile causa. “Per costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gran numero. Dopo avere finito l’edificio, probabilmente rimasero riuniti per il culto. Ma poi scoprirono che non potevano alimentare tante persone con una regolare attività di caccia e raccolta. Penso, quindi, che abbiano iniziato la coltivazione di erbe selvatiche sulle colline. La religione spinse la gente ad adottare l’agricoltura.” La ragione per cui tali teorie hanno uno speciale peso è che il passaggio alla produzione agricola è accaduto prima proprio in questa regione. Queste pianure dell’Anatolia sono state la culla dell’agricoltura. Il primo allevamento di suini addomesticati del mondo era a Cayonu, a sole 60 miglia di distanza. Anche ovini, bovini e caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella Turchia orientale. Il frumento di tutto il mondo discende da una specie di Farro – prima coltivata sulle colline vicino a Gobekli Tepe. La coltivazione di altri cereali domestici come segale e avena è iniziata qui.

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Hanno anche conosciuto una crisi ecologica. In questi giorni il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Gobekli Tepe è arido e brullo, ma non è stato sempre così. Come le incisioni sulle pietre mostrano, e come resti archeologici rivelano, questa era una volta una ricca regione pastorale. C’erano mandrie di selvaggina, fiumi ricchi di pesce, e stormi d’uccelli; verdi prati erano inanellati da boschi e frutteti selvatici. Circa 12000 anni fa, il deserto curdo era un “luogo paradisiaco”, come dice Schmidt. Quindi, che cosa ha distrutto l’ambiente?

La risposta è: l’uomo.
Quando abbiamo iniziato l’agricoltura, abbiamo cambiato il paesaggio e il clima. Quando gli alberi sono stati tagliati, il suolo è stato dilavato via; tutto ciò che l’aratura e la mietitura hanno lasciato era il terreno eroso e nudo. Ciò che era una volta una piacevole oasi è diventata una terra di stress, fatica e rendimenti decrescenti. E così, il paradiso era perduto. Adamo il cacciatore è stato costretto ad allontanarsi dal suo glorioso Eden, come dice la Bibbia. Naturalmente, tali teorie potrebbero essere respinte in quanto speculazioni. Tuttavia, vi è abbondanza di prove storiche per dimostrare che gli scrittori della Bibbia, quando parlavano dell’Eden, descriveva questo angolo di Anatolia abitato dai Curdi. Nel Libro della Genesi, è indicato che l’Eden è a ovest dell’Assiria. Gobekli si trova in tale posizione. La stessa parola ‘Eden’ deriva dal sumerico e significa ‘pianura’; Gobekli si trova nella pianura di Harran Così, quando si mette tutto insieme, la prova è convincente. Gobekli Tepe, infatti, è un ‘tempio nell’Eden’, costruito dai nostri fortunati e felici antenati – persone che avevano il tempo di coltivare l’arte, l’architettura e il complesso rituale, prima che il trauma dell’agricoltura rovinasse il loro stile di vita, e devastasse il loro paradiso. E ‘una splendida e seducente idea. Eppure, ha un sinistro epilogo, dato che la perdita del paradiso sembra aver avuto un effetto strano e abbrutente sulla mente umana. . Intorno al 8000 a.C., i creatori di Gobekli seppellirono la loro realizzazione e il loro glorioso tempio sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1995. Nessuno sa perché Gobekli fu sepolto. Forse fu una sorta di penitenza: un sacrificio alla divinità della collera, che aveva gettato via il paradiso dei cacciatori. Forse fu per la vergogna della violenza e dello spargimento di sangue che il culto della pietra aveva contribuito a provocare. In una zona vicino a Gobekli Tepe infatti è stata ritrovata la prima pietra sacrificale che nascondeva anche teschi umani. Qualunque sia la risposta, i parallelismi con la nostra epoca sono notevoli. Quando contempliamo una nuova era di turbolenza ecologica, pensiamo che forse le silenziose pietre, vecchie di 12000 anni di Tepe Gobekli, stanno cercando di parlare con noi per metterci in guardia, perché stanno proprio dove abbiamo distrutto il primo Eden.

E probabilmente molto altro deve essere ancora raccontato.

Alfonso Morelli Team – Mistery Hunters

 

 

 

 

 

Il Globo di Matelica


Il Globo di Matelica è una sfera di marmo bianco cristallino scoperto nel 1985 e rappresenta un singolare modello di orologio solare giunto a noi dall’antichità. Il marmo con cui è stato realizzato è greco e proviene forse dalla cava di Afrodisias (zona di Efeso) oggi Turchia. Si tratta di un marmo particolare, composto da grossi cristalli, che luccicano quando sono esposti ad una fonte di luce.

La sua circonferenza misura 93 cm, molto vicina a quella di due “cubiti fileterei” (un cubito filetereo corrispondeva a 46,83 cm), da cui si ricava il diametro che è di 29,6 cm, che, guarda caso, corrisponde esattamente a quella di un “piede attico”. La sfera è divisa esattamente a metà da un’incisione, allo stesso modo di come l’Equatore divide la Terra.

L’emisfero superiore è a sua volta diviso a metà da un altro solco, che interseca un foro, situato approssimativamente sulla sommità del Globo, ed il centro di tre cerchi concentrici (calotte sferiche) di vario diametro. Queste 3 circonferenze sono a loro volta intersecate al loro centro da un arco di cerchio avente il raggio di misura uguale a quello più grande. Attorno a queste circonferenze sono ancora visibili delle parole incise in antico alfabeto greco; sulla sommità dell’emisfero superiore sono presenti 13 fori, di cui 3, quello sommitale e i due posti lungo il solco che divide a metà il Globo, hanno un diametro superiore agli altri. Accanto ad ogni foro sono state incise altrettante lettere dell’alfabeto greco antico.


Infine nella parte inferiore del Globo è stata scavata una depressione conica terminante in un grosso foro rettangolare, che serviva a fissare la sfera su una base. Il globo è costruito per funzionare a una latitudine di circa 43°, come quella di Matelica, di conseguenza, esso è stato costruito proprio per la città. Perché sia stato fatto, da chi, e come mai i greci si siano interessati tanto a Matelica resta un mistero.

Attualmente il globo è custodito nel Museo Civico Archeologico di Matelica.

Giuseppe Oliva Team – Mistery Hunters

La Stella Ribelle… Le Sfere di Dyson

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Nel mondo accademico non si parla di altro ormai da mesi scienziati che si esaltano credendo di aver trovato le traccie di una civiltà aliena evoluta, altri che si affrettano a smentirli, chi dichiara di avere la soluzione, ma insomma qualè la verità?
La missione della NASA Kepler è impegnata nella ricerca e l’osservazione di pianeti extrasolari. Il suo metodo di rivelazione principale si basa sulla variazione della luce delle stelle. Quando un pianeta passa tra noi e la stella ne oscura, in parte minima la luce. Più grande il pianeta, più la luce della stella diventa fioca. Inoltre, dalla durata e dalla periodicità di questa micro-eclisse, si può anche risalire – tramite le leggi di Keplero – sia all’orbita del pianeta che alla forma del sistema stellare.

Fino ad ora Kepler ha scoperto parecchie centinaia di pianeti, dai più grandi giganti gassosi come Giove e Saturno ai più piccoli rocciosi come la super terra di qualche tempo fa. Queste informazioni ci hanno permesso di comprendere meglio i meccanismi di formazione ed evoluzione non solo degli altri sistemi solari ma anche del nostro.Vi è stato dato grande risalto per la notizia della (vecchia) rilevazione di un’anomalia nelle osservazioni di un particolare sistema, KIC 8462852, una delle stelle nella costellazione del Cigno, a circa 1500 anni luce da noi.
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In questo sistema sono stati, infatti, scoperti più “oggetti” che – con periodicità che vanno dai 20 agli 80 giorni – oscurano la luce della propria stella anche del 20%. Si tratta di un abbassamento di luminosità sconcertante se si pensa che un pianeta gassoso, tipo Giove, ne abbasserebbe la luminosità solo dell’1%. Inoltre le variazioni di luminosità sono molteplici e di varia intensità, facendo pensare che gli oggetti siano molti e di diverse dimensioni.
Escluso l’errore strumentale, un preprint analizza le varie possibilità dell’origine di questa anomalia: protonube planetaria o sciami di comete.
Nel 1964, l’astronomo sovietico Nikolaj Kardasev classificò le civiltà extraterrestri capaci di tali opere come di “tipo II”. Civiltà del genere avrebbero capacità tecnologiche capaci di far impallidire i nostri più avanzati impianti di produzione di energia. Come? Catturando appunto tutta l’energia prodotta dalla loro stella madre!
Tra le ipotesi che sono state avanzate c’è quella della sfera del geniale scienziato Freeman Dyson, ( Sfere di Dyson) che prese parte sia al progetto Manhattan, sia al progetto Orione per la realizzazione di astronavi a propulsione nucleare, ipotizzò che civiltà estremamente avanzate potessero catturare tutta la luce della loro stella costruendo una immensa sfera del raggio di centinaia di milioni di chilometri. La sfera potrebbe ruotare su se stessa generando così, per forza centrifuga, una gravità apparente. Le risorse e la tecnologia necessaria per costruire un tale oggetto sono, per noi, oltre l’impensabile, ma non per questo possono essere escluse a priori. La megastruttura sarebbe composta da un sistema di satelliti orbitanti capaci di imbrigliare l’energia solare per poi trasmetterla ad una stazione ricevente. Secondo Dyson, un opera del genere garantirebbe una lunga sopravvivenza ad una eventuale specie aliena, soddisfacendo ampiamente il crescente fabbisogno energetico di una civiltà tecnologica. Per Dyson «non c’è contraddizione fra uno spirito ribelle e un inflessibile perseguimento dell’ eccellenza in una disciplina intellettuale rigorosa»: in altre parole, nonostante quello che pensano i dandy del pensiero, la ribellione intellettuale e la competenza professionale possono benissimo andare d’ accordo. I detrattori di questa teoria ritengono che l’oggetto osservato in KIC 8462852 non può essere una Sfera di Dyson _freeman_dyson.300
“classica” perché è troppo piccola: una sfera completa dovrebbe racchiudere l’intera stella e quindi sarebbe completamente invisibile alla rivelazione di Kepler. Questa teoria è stata riproposta in un intervista al The Atlantic dall’astronomo americano Jason Wright, che lavora alla Penn State University.

Un altra ipotesi è stata quella di uno sciame di comete una sorta di nube di OORT che causerebbe la diminuzione della luce come una sorte di eclissi parziale.
Scrive l’astronomo e divulgatore Phil Plait su Slate, negli ultimi giorni una nuova serie di dati raccolti da Bradley Schaefer della Louisiana State University fornisce qualche elemento in più a riprova dello strano comportamento di KIC 8462852. Schaefer ha messo insieme tutte le osservazioni disponibili della stella dal 1890 al 1989, ricostruendo i suoi livelli di luminosità nel corso del tempo. La serie di dati rivela qualcosa di sorprendente: tra le prime e le ultime misurazioni, lungo quasi un secolo, la luminosità complessiva della stella è diminuita del 20 per cento. Si tratta di qualcosa di anomalo, considerato che KIC 8462852 è una stella di classe F V: più calda, massiva e grande del nostro Sole, ma tutto sommato placida e con un’evoluzione che richiede milioni di anni per compiersi, non certo secoli. Due stelle simili, valutate da Schaefer, nello stesso periodo sono rimaste sostanzialmente invariate, cosa che conferma che KIC 8462852 ha un comportamento diverso. Per Schaefer, però, l’ipotesi dello sciame meteorico non regge perché occorrerebbero qualcosa come 600.000 comete, ognuna di almeno 200 chilometri di diametro. Una condizione che Schaefer giudica altamente improbabile.
Gli americani si sono messi d’impegno per smontare l’ipotesi della civiltà aliena. Secondo loro basta fare il conto partendo dal fatto che KIC 8462852 ha un diametro di 1,6 volte quello del Sole: per bloccare il 20 per cento della sua luce dovrebbe esserci una cupola con una superficie di 750 miliardi di chilometri quadrati, 1.500 volte l’area della Terra. Un’impresa altrettanto “altamente improbabile”, anche per una civiltà molto avanzata.
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Dunque cosa ci rivelerà il futuro? Siamo soli oppure no?
Aveva ragione quel folle ribelle di Dyson oppure la natura ha ancora tanto da mostrarci e di cui stupirci?
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Attendiamo eventuali altre scoperte e nuovi dati per avere un’idea più chiara e forse definitiva in modo da capire il comportamento anomalo di questa stella, oppure aspettiamo un messaggio da ET.

Lasciate libero il telefono

Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

I Tesori di Atlantide riemersi

Si può solo immaginare la meraviglia provata dai sommozzatori dei volontari dell’associazione ambientalista «Mare Nostrum» nel momento in cui solo poche ore fa hanno portato alla luce, a soli 300 metri dalla costa di Gela, un tesoro che a soli tre metri di profondità aspettava di essere ritrovato.

Non è la prima volta che il sito restituisce resti di imbarcazioni risalenti ad età arcaiche, ma questa volta si tratta di una nave risalente a 2600 anni fa, carica di 39 lingotti di un misterioso metallo, probabilmente assimilabile come l’antico oricalco, leggendaria lega metallica dal duplice passato: insieme ad essere conosciuto ancora adesso come mitico metallo utilizzato ad Atlantide a cui Platone fa riferimento nel Crizia, l’oricalco appare più comunemente come nome utilizzato per indicare la lega di rame e zinco ampiamente usata dagli antichi romani per il conio del Sesterzio e Dupondio in seguito alla riforma monetaria di Augusto del 23 a.C. .

Il nome del misterioso metallo, che secondo le antiche fonti doveva apparire di colore rossastro, deriva dal greco “oreikhalkos”, ovvero “montagna di rame”. Gli antichi greci narravano come l’oricalco fosse stato inventato da Cadmo, figura mitologica greco-fenicia, alla quale si attribuisce la fondazione della città di Tebe.
Virgilio racconta nell’Eneide come la corazza di Turno fosse forgiata in “oro e oricalco bianco”, il che fece muovere ipotesi a favore di una lega di oro e argento. Il metallo è menzionato anche nelle Antichità Giudaiche di Tito Flavio Giuseppe, storico di origine ebraica (1° secolo d.C.), secondo il quale la navi che decoravano il Tempio di Salomone erano di oricalco.

Inoltre, proprio nel Crizia di Platone, a proposito di parte delle mura che cingevano il tempio di Poseidone e Clito si legge: «risplendevano con la rossa luce dell’oricalco».
La nave, suppongono gli studiosi, probabilmente proveniva dall’Asia Minore o dalla Grecia, e sarebbe dovuta approdare proprio a Gela carica del prezioso metallo.
Il recupero è avvenuto grazie ad una squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare.
Secondo le analisi successivamente effettuate tramite “fluorescenza a raggi X” da Dario Panetta della TQ (Technologies for Quality Srl) di Genova, il materiale risulta essere una lega di metalli composta per l’80% di rame e per il 20% di zinco e realizzata con tecniche avanzate, probabilmente apprese dall’allora popolazione gelota (di origine rodio-cretese) dagli avanzatissimi Fenici.
Dichiara Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali del Mare della Regione Sicilia:
“Non è mai stato trovato nulla di simile in precedenza”.
La domanda che adesso accomuna la comunità scientifica e non riguarda la possibilità che il ritrovamento avvicini il mondo alla comprensione di un mito che attraversa i secoli, mito così enigmatico e affascinante che ricorre nella cultura antica come in quella contemporanea, basti pensare come il misterioso metallo abbia ispirato compositori e artisti come Giuseppe Verdi, Franco Battiato, oltre che ricorrere nella cultura dei manga giapponesi e in alcune serie prodotte dalla DC Comics.
La scoperta farà parlare a lungo di sé, e se da una parte aggiunge un tassello sensibile all’oscuro mistero di una civiltà misteriosamente scomparsa dalla faccia della terra, di certo alimenta la potenza di un enigma che ha ispirato l’immaginario collettivo nei secoli.
Gerardo Coppola – Team Mistery Hunters

A VOLTE RITORNANO: CARONIA, UN MISTERO LUNGO DIECI ANNI.

Caronia Mistery Hunters

 

Sono ormai decine gli articoli su giornali locali, interviste, servizi in Tv, Rai, Mediaset, uniti alla presenza sul territorio di esperti di ogni ordine e grado Marina militare, Aeuronatica, Cicap, Geologi, Ingv, Nasa. Solo a sentire nominare tutte queste presenze e questa attenzione viene da pensare, perché?

Eppure stiamo parlando di un gruppetto di case vista mare, in una stradina di una frazione di un paese in Provincia di Messina, non stiamo parlando di Fukushima, eppure l’attenzione rivolta a questo spicchio di terra è davvero alta. Sono dieci anni che seguiamo questi avvenimenti e alla loro ricomparsa non abbiamo esitato questa volta a catapultarci in loco e verificare di persona. No, non siamo gli esperti super pagati, non siamo i mega scienziati arrivati a Caronia, siamo delle persone “normali”, come sono persone normali quelle che li vi abitano. Delle persone per bene la cui vita è stata sconvolta. Ma la cosa più sconvolgente è che ancora oggi  non si sa perché. Si pongono tante domande si sentono tante teorie alcune fantasiose alcune meno, dopo aver intervistato il Sig. Pezzino quelle stesse domande e altre ce le siamo poste anche noi, e con il nostro punto di vista stiamo cercando delle spiegazioni plausibili.

La storia di questo luogo affonda le sue radici nell’antica Kalacte (bella costa) insediamento risalente al 446 a.c.  Un luogo importante in epoca Greco – Romana. L’abitato portuale di Calacte a Caronia Marina fu distrutto, da un incendio o forse da un terremoto. Documentandoci abbiamo trovato diverse notizie apparentemente non collegate ai fatti odierni, ma che forse invece sono piccoli tasselli necessari per ricostruire un puzzle ancora tutto da decifrare. Esiste un enorme calderone di notizie, avvistamenti, fatti storici, teorie che rendono ancora più intricato il caso, forse volutamente o forse no, fatto sta che qualcosa lì succede e quindi siamo andati  alla ricerca di risposte, di innumerevoli domande. Appena giunti sul posto siamo entrati in una luogo da subito surreale, estintori sulle porte, protezione civile a fare turni h24, commissione medica, il Sindaco, oggetti di vita quotidiana gettati in un angolo carbonizzati, certo niente di rassicurante. Ma le persone che erano lì erano stanche, provate da questa situazione, arrabbiate per le poche risposte ottenute, ma combattive e vogliose di venirne fuori. Eravamo lì da qualche ora e l’odore di fumo all’improvviso ci avvolge, il panico per pochi minuti. Allarme poi rientrato era fumo trasportato dal vento, ma dopo aver visto le nostre facce e quelle delle persone presenti ho capito una cosa. Eravamo lì da poche ore e provavamo una strana sensazione di disagio e di paura, come si può sopportare tutto ciò per dieci anni?

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Dopo aver intervistato il Sig. Pezzino ci siamo resi conto della portata degli eventi. Centinaia di segnalazioni e di foto di avvistamenti Ufo/Uso. ( nota alla fine dell’articolo) Qui nessuno ha la voglia di fare il complottista o ricercare gloria, ma se anche persone anziane riferiscono di strane luci uscire ed entrare dal mare, come si può far finta di nulla e girarsi dall’altra parte?

Il resoconto dei mesi di analisi e studi è finito con un dossier inviato a palazzo Chigi, nel quale si afferma che non si tratta di fenomeni naturali, né di dispersione di elettricità e né tanto meno un problema della vicina ferrovia. Si è parlato di eventuali sperimentazioni militari o addirittura extraterrestri. Ora non vogliamo certo escludere questi fattori, ma prima di prenderli per buoni vorremmo fare un ragionamento, un documento segreto e classificato top secret non sarebbe tale se il suo contenuto è su tutti i Blog. Ragion per cui ci sono due strade: la prima, è stata voluta la divulgazione, la seconda non è vero. Attenzione, non si ha la certezza che il documento dica questo,ma non è da escludere chequello che succede a Canneto non possa essere reale. La presenza di sensori tutto intorno la zona, atti a verificare eventuali fasci di microonde “ultra high frequency” allarma e non poco. Si asserisce di una banda dai 300 megahertz fino a salire ad alcuni gigahertz, probabilmente per fare una cosa del genere servirebbe una frequenza di 10/12 gigahertz, non parliamo di ritorno al futuro, ma della realtà. Si è paventata l’ipotesi anche di altre fonti di energia che potrebbe essere la causa di questi roghi. Stando a quello che le persone ci hanno riferito una fonte di energia lì è stata riscontrata, non si riesce ad ora ad individuarne la provenienza perché troppo piccola è la durata per calcolarne sotto forma di mappatura la provenienza.CAronia mistery hunters

Dopo aver visto alcune foto e averne fatto altre, dopo aver calpestato il pavimento di quelle case ci siamo fatti un’idea. Vedere phon prendere fuoco dal nulla, televisori fondersi, senza che né il tubo catodico o la scheda abbiano preso fuoco, dopo aver visto un materasso bruciato e la rete sottostante carbonizzata, restano molti dubbi.

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Ci ribadiva il Sig. Pezzino che una cosa strana che si verifica lì è che quando l’evento si concentra sull’esterno delle abitazioni all’interno non succede nulla, e viceversa. Vi sono i tubi dell’acqua  liquefatti nei muri e il rivestimento leggermente bruciacchiato. Soprattutto si ha la sensazioni per gli abitanti di questa frazione che non si voglia far loro del male almeno in maniera diretta. Un esempio? In una occasione il letto ha preso fuoco nel momento in cui chi vi stava fino a quel momento dormendo si è alzato e non prima. Gli oggetti prendono fuoco quasi sempre nel momento in cui non vi è nessuno vicino. L’ultimo evento di cui si è parlato anche a Rai 2 è stato proprio pochi giorni fa un tubo liquefatto nel terreno. Ricordo che mentre eravamo lì quello che più di tutto ci ha lasciato sgomenti fu la cisterna all’ultimo piano dell’abitazione. Una classica cisterna contenente 1500 litri di acqua accartocciata su se stessa come se fosse di cartone, una cisterna come tante con la zincatura che sappiamo raggiunge il punto di fusione a 450°C. Ecco alla luce di questi dati che tutte le persone “normali” possono verificare, come è possibile che una cisterna del genere prenda fuoco dal nulla bruci quasi completamente il tetto con i tubi nel muro liquefatti, tutto in pochissimo tempo? Quale fonte di energia può fare qualcosa del genere? Raggiungere quelle temperature senza che l’acqua all’interno evapori e crei un esplosione all’interno della cisterna? Non siamo esperti, ma la domanda è semplice, la risposta? Forse lo è ancora di più, Microonde. Questo è quello che spesso è stato detto si verifica in questi luoghi e date queste dinamiche sembrerebbe davvero così. Una grande energia che però non surriscalda tutto quello che ha intorno, in effetti se ci si pensa se fosse altro avrebbe preso fuoco tutta la casa e non solo una cisterna o il televisore. Se si prendono in considerazioni i sensori citati in precedenza si potrebbe effettivamente dire che è realmente così.

 

 

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Altra domanda quando ci furono le indagini con la nave oceanografica Galatea quali furono i risultati? Non se ne seppe mai nulla o forse non si scoprì nulla, ma basta fare qualche piccola ricerca nel web anche su semplici siti come wikipedia e scoprire chi era lì in quegli anni. Voci raccontano di aver visto esplosioni forse bombe di profondità lanciate al largo, più semplicemente crediamo siano state delle bombe della seconda guerra mondiale fatte deflagrare vi sono articoli a tal riguardo quindi niente di strano, strano è che l’allora Comandante dopo aver fatto le dovute analisi promise agli abitanti di Canneto nel pieno del panico, che avrebbe fatto di tutto una volta a Roma per aiutarli a risolvere questo problema anche grazie ai dati raccolti. Ironia della sorte poco tempo dopo viene mandato in Afghanistan e l’elicottero che lo trasportava insieme ad altri soldati cade non si sa se per un guasto o se per abbattimento coincidenze?

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Arrivati lì abbiamo trovato una commissione medica giunta in loco a rassicurare gli animi dei giustamente preoccupati abitanti della frazione. Abbiamo chiesto se le persone residenti lì abbiano avuto qualche problema di salute nel corso di questi anni, bene a parte un morto di leucemia fulminante e tre persone attualmente malate di cancro e altri morti negli anni precedenti direi che tutto sommato si stà bene a Canneto (sono ironico). La domanda è, come è possibile che facendo una veloce e semplice statistica si riscontra un tasso di malattia del 40% in una strada con poche case? Come è possibile non rendersi conto di ciò e  non prendere provvedimenti?

Continuando la ricerca è saltato fuori che lo scienziato Guglielmo Marconi fece alcuni esperimenti di grande rilievo al largo delle coste settentrionali della Sicilia sul piroscafo Caronia, dal quale inviò con successo i segnali radio verso l’interno dell’Isola. Minore fortuna ebbe Marconi quando indirizzò i segnali verso la baia di Caronia. È come se avesse incontrato una barriera elettromagnetica, le onde radio venivano “respinte”. Ed il segnale fu addirittura ricevuto in Francia. Cosa potrebbe aver causato questa reazione? Una barriera elettromagnetica? Se così fosse bisognerebbe tornare in dietro e capire che forse non è un problema moderno, ma che è sempre stato lì e ora magari lo si è stuzzicato con le nuove tecnologie esistenti e vi sono degli effetti collaterali.

Altre teorie sostengono che in quei luoghi si stia utilizzando un’arma, conosciamo tutti gli studi di Nikola Tesla e il suo raggio della morte, che questi siano tentativi e test per verificarne il funzionamento, testando una zona cito “poco antropizzata”?

La sensazione degli abitanti del luogo e di aver a che fare con un qualche laser capace di colpire alla perfezione un filo, un tubo un elettrodomestico e non toccare niente intorno con una precisione quasi chirurgica, ma di incredibile potenza, non sappiamo se le malattie che si sono verificate sono riconducibili a questi fenomeni, fatto sta che non crediamo nel resto della zona siano del 40% si potrebbe verificare, ma sarebbe una domanda retorica. Si parla anche di Scie Chimiche e di HAARP, ne abbiamo viste di particolari nella zona quei giorni, si sa che il connubio Haarp e scie chimiche possa modificare la iono sfera alcuni sostengono siano in grado di modificare il clima o di generare terremoti e altri cataclismi se così fosse credo che un semplice televisore che brucia non sia così difficile da ottenere. L’implicazione HAARP e Scie Chimiche potrebbe effettivamente non essere così assurda basta verificare su siti che trattano questi argomenti (www.sciechimiche.org) e leggere il brevetto di Barnard riguardante HAARP per capire le potenzialità e i potenziali utilizzi di queste potenti antenne (Così, questa invenzione fornisce la capacità di fornire livelli di energia  senza precedenti, nell’atmosfera terrestre in aree strategiche, e di mantenere il livello dell’iniezione di potenza specialmente se è impiegato un impulso casuale, in modo molto più preciso e meglio controllato dai sistemi precedenti, specialmente nella detonazione di dispositivi nucleari di vario tipo a diverse altitudini…”

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“… è possibile non solo interferire con le comunicazioni di terzi, ma sfruttare uno o più di tali fasci per effettuare una rete di comunicazioni nel caso in cui nel resto del mondo siano interrotte. In altre parole, ciò che viene usato per interrompere le comunicazioni altrui, può essere impiegato da un individuo ben informato su questa invenzione, allo stesso tempo, come rete di comunicazione”.

“… le grandi regioni dell’atmosfera potrebbero essere alzate ad una quota inaspettatamente alta, in modo che i missili incontrino forze di resistenza inattese e non pianificate, con risultante distruzione”.

“La modifica del clima è possibile, per esempio, alterando i modelli del vento nell’alta atmosfera, creando uno o più “piume” di particelle atmosferiche, che fungeranno da obiettivo o dispositivo di focalizzazione. Le modifiche molecolari dell’atmosfera possono avvenire in modo da poter realizzare conseguenze positive sull’ambiente. Oltre a realmente cambiare la composizione molecolare di una regione atmosferica, una particolare molecola o più molecole possono essere scelte per presenza aumentata. Per esempio, nell’atmosfera si è potuto aumentare artificialmente concentrazioni di ozono, azoto, ecc.”.) Vi è chi sostiene che questi potenti mezzi possano addirittura alterare le capacità neurologiche.

Vi furono molti fenomeni strani ad ogni modo che citeremo con il beneficio del dubbio.

1) Un elicottero  in volo sulla zona delle case colpite dal fenomeno atterrato velocemente perchè le pale vennero colpite da qualcosa non si è mai capito cosa si dice non da un’oggetto solido fatto stà che il pilota scese a terra molto turbato senza rilasciare nessuna affermazione.

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2) Lo strano fenomeno delle spiaggiamento delle cozze:
Le cozze spiaggiate. Altra coincidenza, nel 2004, fu lo spiaggiamento di milioni di esemplari di Velella a Marina di Caronia. La Velella è chiamata “barchetta di San Pietro”, somiglia a una cozza senza coperchio, con una vela. A volte grandi quantità raggiungono le coste dopo forti venti o per improvvise variazioni termiche. Condizioni meteo però mai segnalate in zona in quei giorni.

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3) Nella prima ondata dei fenomeni nel 2003/2004 è stata trovata anche un’impronta lunga 40 metri e larga 15, dove vennero ritrovati bruciati solo alcuni cespugli di Ampelodelmos,mentre ha lasciato integri tutti gli altri esemplari incendiati in una sequenza di multipli di 4.  E’ esclusa l’ipotesi di un intervento umano. Le radici di centinaia di piante erano infatti carbonizzate fino in profondità nel suolo. Ma anche qui nessuno si è preso la briga di approfondire.

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C’è chi invece crede nella presenza del diavolo a Canneto addirittura padre Amorth noto esorcista lo ha affermato, fanno a tal riguardo impressione la quantità di statue statuine croci e acquasantiere presenti nelle case della zona. Sicuramente a questo punto per chi sta subendo questi fenomeni tutto è plausibile e le difficoltà incontrate dagli esperti rendono ulteriormente difficile la convivenza lì. Magari credere in una presenza potrebbe essere più rassicurante, conoscere il nemico fa meno paura di combatterne uno invisibile. Sicuramente un dato va citato, che siano Ufo e quindi una sorta di segreto studio tra noi e loro, che sia un arma sperimentale testata sulla popolazione (affermazione di Rai2), che siano fenomeni naturali, che ad ogni modo sono le uniche cose al momento escluse. La domanda è perché quelle persone sono ancora lì e non in salvo, stanno morendo forse non per quello, ma stanno morendo. Forse non è un arma laser o a microonde, ma le case prendono fuoco non possono dormire sui propri letti per paura di morire ustionati, come può una cisterna accartocciarsi su se stessa sciogliersi anche se piena di acqua e incenerire il tetto? Cosa può provocare questo e perché? Tra le tante ipotesi tirate fuori in questi anni, fenomeni geotermici, elettricità nel terreno ve ne è una poco note forse tra le più plausibili è quella riguardante il Maser:

acronimo inglese di Microwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation, ovvero Amplificazione di Microonde tramite Emissione Stimolata di Radiazioni. Un maser è simile a un laser, ma opera nella regione delle microonde dello spettro elettromagnetico. Il primo maser venne costruito da Charles Hard Townes, J. P. Gordon, e H. J. Zeiger alla Columbia University. L’apparecchio utilizzava l’emissione stimolata in un flusso di molecole di ammoniaca energizzata, per produrre l’amplificazione delle microonde alla frequenza di 24 gigahertz. Townes in seguito lavorò con Arthur L. Schawlow per descrivere il principio del maser ottico, o laser, che venne inventato nel 1960 da Theodore H. Maiman. I maser vengono usati per produrre frequenze di riferimento ad alta precisione, come accade negli orologi atomici. Vengono usati anche come amplificatori elettronici nei radiotelescopi. I maser si possono trovare anche in natura. Nel 1963 un gruppo di ricercatori del MIT percepì segnali radio provenienti dallo spazio interstellare innescati da nubi molecolari. Due anni dopo i loro colleghi californiani a Berkeley rilevarono una serie di microonde estremamente brillanti caratterizzata da una polarizzazione uniforme. Da allora gli studiosi hanno scoperto emissioni maser di varie sostanze molecolari, come ad esempio il metanolo e il vapore acqueo. Per consentire la manifestazione dei maser, occorre che nelle nubi stellari si verifichino alcune condizioni particolari che sono fattibili solo nella prima fase di vita stellare e nell’ultima. A tal riguardo suggerisco il libro dell’amico Roberto La Paglia, Fuochi alieni: I misteri di Caronia, dove viene raccontata una interessante storia avvenuta alla fine della seconda guerra mondiale nel pacifico con eventi simili ma molto più tragici dove perserò la vita alcuni militari  questo per far capire che non è così fantasioso pensare ad un arma tecnologica in fase di perfezionamento e di test, proprio nella mal capitata Caronia. (http://www.amazon.it/dp/B00NSSI4AO/ref=cm_sw_r_tw_dp_V4Giub07ESWSD)

E’ possibile trovare molte altre ipotesi che il giornalista ha portato alla luce con le sue ricerche un modo per far pensare. Magari si è ancora lungi dalla verità, ma scoperchiando i vari pezzi di questo puzzle si riuscirà prima o poi a comporre il disegno della verità.

Il principale dilemma su questi strani fenomeni che si stanno verificando a Caronia è l’indifferenza, non solo mediatico-istituzionale, ma anche l’indifferenza di chi concentra i suoi sforzi nel dimostrare la totale naturalezza di questi eventi e il sistematico allontanamento e infangamento di qualsiasi altra ipotesi.

Una volta escluso l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, non può che essere la verità.

Arthur Conan Doyle

Personalmente non avendo attrezzature e competenze tali da poter portare indagini non possiamo dire nulla, o forse si, se nulla hanno detto e hanno ottenuto esimi scienziati e studiosi pagati dall’allora governo Berlusconi, perché tutte le altre teorie debbano essere considerate fantasie? Perché non si può dire che vi è qualcosa di veramente strano e a questo punto orribile a Caronia? Perché le persone rischiano ogni giorno la vita e vengono considerati campo di esercitazione dove sperimentare nuove tecnologie? Perché esiste il MUOS, che magari non centra nulla, ma ci fa capire come il nostro territorio se qualcuno decide viene utilizzato come meglio si crede a discapito dei cittadini che ignari sperano in una soluzione, che a nostro avviso non arriverà mai, basta pensare agli ultimi casi in Sardegna o ai sottomarini nucleari nel Mediterraneo che fanno le loro esercitazioni senza alcun freno. Perché di qualsiasi natura essa sia sarebbe troppo sconcertante per essere esposta. Forse davvero la cosa migliore sarebbe sperare nell’entità extraterrestre, almeno non saremmo noi stessi a farci del male.

Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

 

 Il Team Mistery Hunters ha raggiunto giorno 02/08/2014 la frazione di Canneto di Caronia (ME) per incontrare e registrare di persona la testimonianza diretta del Sig. Nino Pezzino, residente, nonché presidente del comitato che rappresenta tutte le “vittime” dei misteri di Canneto di Caronia.

Di seguito il filmato presente sul canale YouTube MisteryHunters.  Regia e montaggio di Aurelio Gioia – Team Mistery Hunters

 

 

 

Elenco avvistamenti avvenuti negli anni a Caronia:

Il primo avvistamento iniziò la notte del 10 o 12 gennaio a Marina di Caronia.
Affacciandosi dal balcone di casa il testimone notò in lontananza due strani oggetti luminosi (era mezzanotte circa, la vicinanza di quelle luci lo condusse a pensare che non potevano essere né stelle perché troppo basse, né un aereo perché erano immobili e nemmeno delle barche).
Tutto ciò gli sembrò molto strano anche perché dopo pochi minuti svanirono nel nulla.

Oggi a distanza di mesi egli denuncia il fatto, perché nella notte del 4 o 5 ottobre rivide le stesse luci nella medesima posizione. Vedendo quelle luci avvertì una strana sensazione, in altre parole mentre le osservava si sentiva osservato.

Il 22 febbraio alle ore 13,30 circa, mentre si trovava in località Mortilli, percorrendo un tratto di strada sterrata notò in lontananza una nuvola di fumo che si alzava dal terreno, di colore grigio chiaro e di forma irregolare, e parlando con suo cognato di un residente locale gli disse: “Avrà acceso il suo fuoristrada”, però avvicinandosi al mezzo parcheggiato si accorsero che era spento. Con il cognato si guardò intorno incredulo per quello che avevano visto, perché di fuoco non ce n’era e inoltre non c’era neanche vento, ma la fumata saliva in alto per poi sfumare nel nulla.

La sera del 16 marzo tra le 23,30 e 23,45 il testimone notò in direzione Canneto un bagliore che usciva dal mare di forma semicircolare come un faro, con la circonferenza esterna di colore azzurro intenso e la parte centrale che sfumava in un celeste quasi bianco.

La mattina del 5 maggio alle ore 10,50 mentre si trovava a Canneto, seduto sul muretto adiacente il fabbricato della propria casa insieme ai Carabinieri e ad una ragazza della Protezione Civile, discutendo in generale sulla situazione locale, abbassando lo sguardo notò un’ombra che scivolava via, alta dal terreno circa 30 centimetri, con direzione da sud a nord, di colore grigio fumo e di forma irregolare. Tutto questo durò pochi secondi per poi svanire nel nulla. Il testimone si guardò intorno, nessuno dei presenti stava fumando e la giornata era soleggiata.

In seguito il 18 o 20 luglio in località S. Stefano di Caronia alle ore 15,30, ad una distanza di circa un chilometro e mezzo dalla riva vide ribollire l’acqua: era una condotta sottomarina o qualcos’altro? Dopo appena 20 minuti circa, ci fu un incendio sulla costa nella stessa direzione.

Il 30 luglio a Caronia alle ore 24,00 circa da un chiosco sul mare alcuni clienti notarono delle scintille ad altezza uomo come se fossero scariche elettriche.

Nell’ultima settimana di luglio e nelle prime settimane d’agosto in alcune piante di melanzane si notarono delle difformità nelle foglie: la pianta nelle ore più calde non andava in protezione, ma girava le foglie verso l’alto e giornalmente a farlo non erano sempre le stesse piante.

In agosto in zona Pantano dei ragazzi osservarono tre misteriosi “ometti” intenti a cogliere limoni e scapparono.

Il 21 agosto alle ore 13,00 circa a Canneto, la figlia del testimone era seduta sul divano, quando di colpo la videro balzare dal divano dicendo che aveva preso una scossa di corrente.

Nelle notti che vanno dal 24 al 26 ottobre (non ricorda bene la data) affacciandosi dal balcone di Canneto che dà sul mare, il testimone e suo nipote videro delle luci strane, formanti i colori dell’arcobaleno, che si spostavano in modo orizzontale nella direzione Messina-Palermo e viceversa. I due si guardarono increduli e rientrarono in casa un po’ impauriti.

Nella notte del 28 e 29 ottobre verso le tre di notte, nella fiumara di Caronia, due signori sentendo un rumore strano si affacciarono dapprima al balcone che da sul mare, ma non videro nulla e allora si affacciarono dalla finestra del bagno lato monte, osservando così un oggetto sferico, descritto grande quanto la luna, che si alzava a scatti ed emetteva un rumore strano (lo stesso fu avvistato nel mese di aprile dalle stesse persone).

Il 13 novembre alla curva Andaloro alle ore 19,35 il testimone rivide la stessa ombra che lo sorvolava davanti al parabrezza dell’auto; era di forma ondulata ed abbastanza grande (1metro per 60 centimetri circa), che saliva verso i monti e precisamente verso le antenne della telefonia mobile.

Il 21 novembre alcune persone riferirono di aver sentito dei rumori strani all’interno dei loro fabbricati.

In novembre il testimone iniziò a scattare delle foto, a partire all’incirca dalla metà del mese. Si recò a Canneto per fotografare le melanzane caratterizzate dallo strano comportamento, e dopo aver fotografato e vegetali si andò a sedere sul muretto dove aveva visto l’ombra. Dopo alcuni minuti notò che le vene della sua mano destra si stavano gonfiando a dismisura mentre la metà del viso, sul lato destro verso l’alto, cominciò a “tirargli” con un lieve bruciore. Si guardò in giro ed andò via da quel posto, vedendosi subito dopo col maresciallo dei Carabinieri Modica al quale riferì l’accaduto.

Il 10 dicembre alle ore 07,55 la moglie del testimone in località Gibbiola, nel comune di S. Stefano di Caronia, mentre si recava a lavoro registrò un altro fenomeno anomalo qui non riferibile.

Martedì 28 dicembre alle ore 18,20 circa, ritornando da S. Agata di Militello, i due, arrivati sul cavalcavia di Torre del Lauro in distanza notarono un punto luminoso che si spostava dalla montagna verso il mare. La direzione assunta dalla luce era quella dal torrente Buzza alla fiumara di Caronia. Il cielo era coperto.

Giovedì 30 dicembre in località Canneto, in via Mare (fabbricato Serio) alle ore 15,10 circa la figlia e la moglie del testimone constatarono un altro avvistamento, che così raccontarono: “Stavamo guardando la televisione in cucina, a luce spente quando i neon cominciarono a lampeggiare come volessero accendersi, e dopo si accese anche la lampada d’emergenza.” Si precisa che l’energia elettrica non era andata via perché la televisione era accesa e anche la stufa.

AVVISTAMENTI DEL 2005
Il 16 Gennaio nella spiaggia di Villa Margi, alle ore 24,00 circa una coppia di fidanzati, mentre si trovavano nella zona, notavano una luce intensa rossa che s’ingrandiva e si rimpiccioliva. I due non riuscirono a darsi una spiegazione e la descrissero grande quanto la luna.

La notte del 18 marzo il testimone fece un sogno strano. Aveva sognato che le pompe sommerse delle cisterne a Canneto erano guaste, perché usciva acqua dal polmone delle tre cisterne. La mattina egli si recò a Canneto per verificare, ed erano realmente guaste. Inspiegabilmente il sogno era diventato realtà.

Nei giorni 20, 21 e 22 marzo nella fascia oraria che andava dalle 14,30 alle 16,30 il testimone era a Canneto per dei lavori nel suo fabbricato, quando un cane che vive nella zona da parecchi anni improvvisamente iniziava ad ululare nella fascia oraria già descritta. Conoscendo l’animale era la prima volta che l’uomo lo sentiva ululare.

La sera del 27 marzo alle ore 22,10 mentre percorreva la statale che porta da Marina a Canneto, la stessa persona raggiungendo il ponte della fiumara, notava nella collina un bagliore di luce bianca intensa che andava dirigendosi verso l’alto per poi svanire. Il tutto ebbe la durata di qualche minuto. Il giorno dopo egli si recò in loco per costatare se quello che aveva visto poteva essere spiegabile in termini convenzionali, ma sul posto non poteva trovarsi alcun mezzo, perché sfornito di strade.

Il 30 aprile alle ore 11 il testimone stava pitturando la scalinata a Canneto, quando vide passare da sotto il gradino una strana ombra scura che saliva in direzione della ferrovia. Le dimensioni ed il volume corrispondevano a quelle di un doppio maus da computer. Il testimone si soffermò apposta ad aspettare che passasse un uccello per vedere se l’ombra proiettata era uguale, ma non lo era.

Il 7 maggio a Marina alle ore 20,30, essendo andato con suo cognato dall’avvocato per alcuni chiarimenti legali, uscendo dallo studio per recarsi a casa, notò con lui una luce intensa bianca che si accendeva per poi svanire in direzione Palermo lasciando una scia luminosa ad una altezza di circa 300 metri e il cui punto di partenza era la sua abitazione.

L’8 maggio alle ore 12,30 in località Fiumara Canneto in Contrada Mortilli nel cielo, con qualche nuvola sparsa, venne notata una nuvola in particolare. Si osservarono attorno alla nuvola vari colori tipo arcobaleno, poi il tutto svanì dopo pochi minuti.

Un amico del testimone, la mattina del 9 maggio alle ore 6,20 circa nel tratto di strada di Marina nelle adiacenze del distributore Q8, notò in lontananza due luci di forma sferica tipo fari all’altezza della fiumara di Caronia sul lato mare e che poi scomparvero.

Il 13 maggio, da una discussione intrapresa con suo cognato in merito ai fatti accaduti, il testimone seppe di un altro evento risalente alla settimana prima mentre questi si recava al lavoro in località Morizzi, in compagnia di due persone. Giunti nei pressi della località P.lla Calcari (900 m..), in lontananza, in direzione Caronia avevano notato una luce di forma sferica che si muoveva. Erano le 6,30 del mattino, e la conclusione dei compagni era che non fosse un aereo.

La sera del 21 maggio alle ore 22 il testimone si stava recando a Canneto con sua moglie ad accompagnare suo cognato. Giunti a Canneto, mentre stavano salendo le scale per andare a casa si manifestò a tutti un forte mal di testa, come più volte registrato dai residenti in zona. Sua moglie mise in ordine alcune cose (mentre il mal di testa aumentava), e dopo varie insistenze scesero in casa del cognato. Ma il mal di testa cresceva. L’uomo disse alla moglie di uscire all’aperto con lui, e usciti fuori per raggiungere l’auto notarono una luce arrivare dal mare. Era molto intensa e bassa mentre passava vicino ai fabbricati Pezzino per poi passare sopra il cavalcavia autostradale e svanire.

Il lunedì successivo un’amica telefonò alla coppia, dicendo che doveva raccontare loro una cosa. Cosi i due andarono a trovarla e la donna iniziò a raccontare loro cosa aveva notato sabato 21 maggio alle ore 21,50. Affacciandosi dal suo terrazzo aveva notato una luce in movimento dal mare verso la montagna, che si era soffermata sopra il fabbricato della testimone a Marina per poi rimettersi in movimento verso le antenne, e posizionarsi su Canneto, sostare alcuni minuti e muoversi di nuovo per poi svanire. Il tutto era durato circa 15 minuti. A questo suo racconto i due si guardarono e le raccontarono ciò che avevano visto la sera del sabato. Una concomitanza difficilmente casuale.

Il 22 maggio notte tra sabato e domenica altri sogni inquieti da parte del testimone in cui la gente a Canneto diventava sorda e a Marina cieca.

Poi il 3 giugno alle ore 23 si manifestarono due flash a Marina sopra la sua abitazione in circostanze particolari. Da alcuni giorni tutto sembrava infatti tranquillo, e quella sera l’uomo si era infatti affacciato al balcone del fabbricato dicendo “Dove siete? Fatevi vedere!” Al che subito dopo comparvero i due flash. Coincidenza?

Il 16 giugno alle ore 21,30 in direzione Palermo, l’uomo, la moglie e la figlia avvistarono una luce di colore arancio intensa che riuscirono a fotografare.

Il 23 giugno alle ore 23 sopra i fabbricati di Canneto la moglie notò un flash di luce nello stesso punto e dalla stessa posizione.

Il 24 giugno alle ore 22,10 in Contrada Buzza, caratterizzata da serre di loro proprietà, la moglie notò altri due flash. L’indomani l’uomo si recò sul posto e fece delle foto a 360 gradi. Esaminando successivamente le immagini riscontrò in una di esse un punto luminoso nella posizione descritta dalla donna.

Il 27 giugno alle ore 24,00 furono osservate tre apparenti stelle cadenti in contemporanea direzione monte-mare, mentre alle ore 21,30 una luce sospetta sorvolò Marina in direzione monte-mare.

Il 3 luglio alle ore 19,35 a Canneto, mentre l’uomo si trovava in campagna, venne colto dal solito mal di testa. Arrivato a casa, la moglie gli raccontò di aver notato di lato al ristorante una sfera di forma metallica muoversi per scomparire dietro la montagna.

Il 5 luglio alle ore 19,00 il testimone si trovava nella serra da solo, in una giornata calma e calda, per eseguire alcuni lavori quando sentì e vide il telo di copertura di tutta la serra che prese a sbattere senza alcuna causa apparente. Spaventatosi, dopo essersi guardatosi intorno il testimone di allontanò.

Il 15 luglio alle ore 23,03 a S. Stefano di Caronia l’uomo avvistò una luce “a passeggio” sulla zona.

Il 21 luglio a Canneto, l’uomo era seduto nel cortile di casa, quando alle ore 22,30 come le altre volte cominciò a manifestarsi un fotte mal di testa per alcuni minuti. Il fenomeno si ripeté alle 22,50 e alle 23,10 venne avvistata la solita luce “a passeggio” su S. Stefano di Caronia nella stessa posizione e direzione del 15 luglio.

Il 23 luglio a Marina venne avvistato un fascio di luce sul mare.

Il 28 luglio alle ore 23,00 un flash apparve su S. Stefano e lo stesso venne visto dalla figlia dell’uomo da S. Stefano, che osservò una sfera di luce in movimento dopo il flash.

Il 31 luglio alle ore 22,00 un signore che villeggiava nell’hotel locale in quanto di origine siciliane (precisamente di Tusa) ma residente a Barberino del Mugello, per il caldo della serata decise di scendere in spiaggia. Arrivatovi si sdraiò sulla battigia e iniziò ad osservare il cielo stellato. Guardando l’Orsa Maggiore vi notò una stella cadente seguita da un fascio di luce rossastro, in direzione monte-mare. Poi dopo pochi secondi in lontananza, in direzione di Alicudi vide uscire una luce rossa dal mare, da lui descritta come “enorme”, tanto da fargli inizialmente pensare ad un eruzione vulcanica. Il1 giorno dopo raccontò il tutto in spiaggia meravigliato per quello che aveva visto.

L’8 agosto il testimone con tutta la famiglia si recò a Canneto per trascorrere una settimana insieme ai parenti, e dall’8 al 17 agosto giornalmente vennero registrati i soliti mal di testa, mentre i cognati dell’uomo gli raccontavano che da giorni i sensori antifumo installati dalla Protezione Civile suonavano sempre.

Il 15 agosto alle ore 23,40 nel campo sportivo di Marina venne segnalata una misteriosa luce che si accendeva e si spostava in orizzontale in direzione Palermo. Quindi alle ore 23,50 una nuova luce che si accendeva e si spostava in direzione delle antenne.

Il 16 agosto verso le 23,00 venne osservata proiettarsi sulla villa comunale un’ombra misteriosa.

Il 19 agosto alle ore 23,27 al chiosco di Marina la figlia vide qualcosa di color azzurro che cadeva verso le isole e andava pianissimo. Un gruppo d’amici che avevano visto la stessa cosa la definirono “gli extraterrestri”.

Il 13 settembre, in concomitanza con l’ennesimo avvistamento, ad un bambino del posto gli occhi diventano inspiegabilmente rossi.

Il 9 settembre alle ore 22,00 sul lungomare di Marina una luce celeste cadde in acqua vicino la costa in direzione monte-mare.

Il 9 settembre vennero segnalate una luce grande e una piccola che s’incontrarono e unitesi iniziarono a “passeggiare” vicino alle antenne.

Il 10 settembre un’ombra misteriosa si manifestò nella camera da letto del testimone e dopo alcuni istanti fu percepito un rumore anomalo in casa.

Il 15 settembre vennero notati stormi di uccelli emigratori che volavano ad alta quota e per ben tre volte non riuscivano a trovare la direzione di volo. Ritrovarono l’orientamento solo in seguito e a bassa quota, finendo poi con l’allontanarsi.

Il 16 settembre alle ore 22,00 fu segnalata una luce celeste che scendeva dietro un fabbricato sul lato monte, antistante la villa comunale.

Il 13 ottobre a Marina, un’amica del testimone gli segnalò di aver osservato alle 22,30 verso la collina dove sono montate le antenne, una luce bianca che si spostava lentamente verso il mare e si posizionava infine in cielo come una stella in direzione Canneto.

Il 13 ottobre alle ore 23,27 a Marina un fascio di luce in orizzontale fu osservato a sud ovest.

Il 23 ottobre il testimone ebbe un incubo. Durante la notte egli fu svegliato dalla moglie perché si agitava e parlava in una lingua diversa del normale agitandosi in modo strano. L’uomo ricorda di essersi visto nel sogno “disteso con le braccia legate ad altezza gomito, e vedevo delle strane forme vicino alla lettiga, la testa era di forma ovale le braccia lunghe e io dialogavo con loro; nel momento in cui mia moglie mi svegliò stavano per dirmi qualcosa d’importante ma non ricordo nulla, la cosa strana è stata che le braccia mi facevano male e la cosa continuò almeno per qualche ora.”

Il 27 ottobre alle ore 6,50 l’uomo si affacciò dal balcone guardando il sorgere del sole quando notò in lontananza sopra il paese di S. Fratello cinque sfere, di cui la più grande stava al centro e le altre formavano un quadrato. Il tempo di andare a prendere la macchina fotografica ed erano scomparse.

Il 28 ottobre alle ore 19,39 a Marina una luce strana venne vista muoversi in direzione di S. Agata di Militello.

Il 30 ottobre alle ore 19,14 a Canneto fu avvistato un fascio di luce con direzione monte-mare sopra il fabbricato Pezzino, ad alta quota.

Fra fine ottobre e inizio novembre si verificò un avvistamento alle Gole dell’Alcantara. L’oggetto segnalato venne descritto grande quanto la luna, da persone del tutto estranee ai fatti di Caronia.

Il 17 novembre a Canneto, alle ore 21,30 il solito mal di testa. L’uomo si fermò e iniziò ad osservare se si vedeva qualcosa ma dovette allontanarsi per il malore.

Il 19 novembre a Canneto, alle ore 18,20 il solito mal di testa nella stessa situazione del giorno 17, ma alle 18,30 il testimone riesci a vedere un flash anomalo sul mare, soffermandosi per quindici minuti circa per avere conferma di quello che aveva visto.

Il 23 novembre nelle montagne di S. Fratello in località Casello Muto alle ore 20 circa il testimone stata tornando a casa in auto da Catania quando tra gli alberi notò una luce intensa che sembrava seguirlo. Dopo alcuni minuti si fermò e anch’essa si fermò, ad una distanza di circa 100 metri. L’uomo iniziò ad osservarla (era ferma e a tratti si avvicinava e si allontanava), ma al sopraggiungere di un aereo la luce scomparve.

Il 28 novembre alle ore 7,10 lungo la statale SS 113, mentre questi si recava a lavoro in auto le chiusure automatiche della vettura si chiusero inspiegabilmente.

Infine nella settimana di Natale, camminando l’uomo avverti un forte calore ai piedi, e togliendosi le scarpe le trovò calde e come se fossero state bruciate.

LE SFERE DI KLERKSDORP

A partire dagli anni 80 i minatori della miniera d’argento di Wonderstone, in Sud Africa, hanno portato alla luce diverse sfere dall’aspetto metallico la cui esistenza solleva alcuni interessanti interrogativi. Fino ad ora, ne sono state estratte circa 200; dal colore blu acciaio con riflessi rossastri, all’interno del metallo sono presenti fibre di colore bianco. Le loro dimensioni si aggirano sui sette centimetri di diametro e pare siano costituite da una lega di nichel e acciaio, principalmente di origine meteorica.Quello che stupisce di più, è il fatto che, nonostante le tre linee parallele incise sull’equatore di una di queste sfere facciano pensare ad un origine artificiale, lo strato geologico nel quale è stato effettuato il ritrovamento è stato datato a quasi tre miliardi di anni fa.

LA STORIA DELLE SFERE METALLICHE DI KLERKSDORP

Il mistero delle sfere di Klerksdorp ebbe origine da alcune pubblicazioni divulgate nella decade che va dal 1980 al 1990; la prima di esse, uscita nel 1982, è un articolo a firma “Jimson S.” ( Scientists baffled by space spheres, 27 luglio 1982) pubblicato su Weekly World News.Il giornale riportava la notizia della scoperta di questi misteriosi oggetti nelle cave di pirofilite presso la cittadina di Ottosdal (nel Transvaal occidentale) in Sudafrica; le sfere prendono il nome dal museo di Klerksdorp, nel quale erano conservate.Il ritrovamento è stato effettuato in un deposito precambriano vecchio di 2,8 miliardi di anni; a quell’epoca, secondo le conoscenze scientifiche odierne, sulla terra non vi erano forme di vita intelligenti, ma solo colonie di batteri ed esseri unicellulari

 

LA SFERE RINVENUTE SONO DI DUE TIPI

Le prime composte da metallo bluastro costellato da puntini bianchi; le seconde cave, riempite all’interno con un materiale elastico. Secondo Roelf (Rolfe) Marx, sovrintendente del Museo di Klerksdorp, le sfere sono un mistero; specialmente se si osservano le tre incisioni perfettamente parallele presenti sull’equatore di una di queste, che fanno pensare ad una lavorazione artificiale.In una lettera datata 12 settembre 1984, Marx fornisce ulteriori informazioni sulle misteriose sfere asserendo che furono trovate nella pirofillite scavata vicino a Ottosdal. La formula chimica della Pirofillite (o Pirofilite) è Al2Si4O10(OH)2; si tratta di un minerale secondario, un fillosilicato di alluminio, abbastanza morbido. Le sfere sono invece estremamente dure; è stato dichiarato, infatti, che non si riusciva a scalfirle neanche con una punta d’acciaio..

COME GIA’ DETTO

le sfere sono state rinvenute in una cava di pirofilite, un materiale piuttosto morbido utilizzato anche come isolante elettrico, che si origina dalla trasformazione metamorfica di un deposito sedimentario.Questo dimostrerebbe che la formazione del materiale è posteriore dunque ai 2,8 miliardi di anni fa stimati da Marx. Durante il processo metamorfico che ha trasformato l’argilla e la cenere vulcanica in pirofilite si sarebbero formati i noduli metamorfici, consistenti in noduli di pirite, che quindi, per effetto dell’esposizione all’aria, si è trasformata in goethite, componente della limonite, ereditandone la forma sferica.Secondo il professor A. Bisschoff, dell’Università di Potchefstroom a Johannesburg, anche i solchi paralleli potrebbero essere il frutto di un processo naturale di consolidamento (noto, per quanto raro).Inoltre, fin dagli anni ’30, su pubblicazioni scientifiche e tecniche sono documentati ritrovamenti di noduli di pirite e goethite di origine metamorfica nelle miniere dove è avvenuto il ritrovamento delle sfere.

 

 

UNA delle sfere trovate a Ottosdal  presenta un solo solco sull’equatore e, secondo alcuni, somiglia a Giapeto, l’ottavo satellite di SaturnoI sostenitori del mistero non concordano su alcuni punti di questa spiegazione considerando le sfere degli OOPArt  a tutti gli effetti. Ci sono tre teorie a riguardo: la prima, quella sostenuta dai creazionisti, sostiene che le sfere siano state create da un’entità superiore durante la creazione della terra stessa che, secondo questo filone di pensiero, sarebbe avvenuta solo poche migliaia di anni fa; un’altra teoria vuole che le sfere siano state portate sulla terra da una razza aliena per scopi ignoti.Infine, si contempla la possibilità che questi manufatti siano attribuibili ad una antichissima civiltà di cui si è persa ogni memoria. Data la sparizione della sfera con le tre incisioni dal museo, non si possono condurre esami scientifici che darebbero altrimenti delle certezze.

Giuseppe Oliva Team Mistery Hunters

 

Pubblicita’ Decesso: Un Governo Mondiale

Governo Mondiale

 

No decisamente No.

Non è proprio il nostro stile quello di creare allarmismi, catastrofismi, o gridare al complotto per ogni situazione poco comprensibile, e strana. Non fosse altro per il fatto che ci piace verificare e quindi valutare le notizie filtrandole da un calderone web, diciamoci la verità, spesso foriero di cazzate di fake e di debunker alle prime armi.

Però questa notizia credo valga la pena di essere analizzata concretamente. No perchè se insieme al Gas e  la  Luce trovi anche gli inviti a partecipare a convegni sulla nascita del New World Order, qualcosa inizia a non tornarmi più.

Era una notizia che avevo letto, ma come sempre, sbagliando questa volta, non vi  avevo dato peso, immaginandomi i soliti complottisti in cerca di click e invece? E invece eccoci qui fateci divertire come dicevano i Nirvana. Le premesse ci sono tutte.  Questo simpatico opuscoletto/invito, ci mette difronte ad un’inquietante serie di domande.

Governo Mondiale  perchè ne abbiamo bisogno? Io risponderei con una domanda Chi ne ha bisogno?

E’ una cosa realizzabile? E’ già in atto dicesi domanda retorica.

Chi è idoneo per governare? In base a quali criteri chi sceglie chi e perchè?

Bene nascondendo tutto dietro la pace, l’amore, la bibbia e i testimoni di Geova, in realtà si cela qualcosa di veramente inquietante e cioè l’inizio dell’indottrinamento a qualcosa che sarà, lentamente come sempre e ben celato, ma tanto il mondo e soprattutto la nostra generazione è sveglia e capirà giusto???

E’ normale avere nell’arco di poco tempo i potenti del mondo che si uniscono e decidono strategie di guerra in Ukraina facendo fuori la Russia e la Cina forse minacce per il nuovo percorso.

E’ normale il marketing del nuovo Giorgio Mastrota mondiale a.k.a. Papa Francesco, vende di tutto dalla Misericordina al successo nei reality show fino alla pace con gli ebrei ( alias musters of puppetts).

E’ Normale radere al suolo tramite mezzi di comunicazione quel poco di cervello rimasto alla gente con programmi al limite del demenziale.

E’ normale che giornalisti del servizio pubblico nazionale partecipino a riunioni segrete in Danimarca.

Che ci governino persone non elette e che sono calate dall’alto Yhawee sà solo da chi.

E’ normale il Muos, le discariche con ogni genere di radiazioni.

E’ normale avere una forza di polizia sovranazionale (eurogendfor) potenzialmente in grado di agire liberamente contro i disturbatori.

Certo che lo è mica siamo stupidi complottisti che vedono microchip ovunque, cresciuti con in mente le puntate di X Files.

 

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2014/05/12/papa-lo-spirito-santo-aggiorna-la-chiesa-non-limitiamolo_970a6b60-95d3-41ac-9ef4-18bd435d2d39.html

Oh cazzo siamo FOTTUTI!!!

Tornando al volantino però consiglio a tutti di andare sul sito suggerito e di spulciarlo un pò simpatico, leggendo le note, a noi ci piace, abbiamo notato la società da dove proviene e cioè la Watch Tower Bible Society o f pennsylvania, nata nel 1881 chiamata in principio Sion Watch Tower Tract Society, Sion mi ricorda qualcosa. Opuscolo stampato in Germania dalla Druck und Verlag, azienda sponsorizzata da My climate protect our planet, con delle simpatiche nuvole come logo.

Forse tutto questo marasma dalla politica alla crisi globale, è semplicemente naturale o come direbbe Adam Kadmon sono tutte favole da prendere con le pinze, o forse qualcosa di cui preoccuparsi esiste davvero?

Questo lo scopriremo forse solo negli anni a venire, personalmente credo che in un futuro non così lontano proprio quegli amanti di X files rischiano di essere gli unici NON WALKING DEAD presenti nel mondo.

A voi le considerazioni…

Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

 

 

Il Tempio Perduto degli Annunaki: Intervista ad Angelo Virgillito. “Gli Annunaki Sbarcorono anche in Italia?

1) Chi é Angelo Virgillito?

Angelo Virgillito è un ex giornalista siciliano free-lance, nato a Catania cinquantacinque anni fa, vive e lavora a Ragalna, un paesino della fascia pedemontana meridionale dell’Etna. I suoi esordi nel giornalismo risalgono al 1987 collaborando con il quotidiano catanese Espresso Sera. La sua carriera giornalistica è una continua ascesa, infatti, dal 1988 al 1990 divenne il responsabile della cronaca nera per Catania e provincia per il suddetto quotidiano. Furono anni particolarmente cruenti per la provincia catanese a causa della guerra di mafia che si scatenò tra le rivali fazioni criminali presenti nel territorio. Intanto le sue collaborazioni si allargano con i quotidiani La Sicilia e La Gazzetta del Sud, con Rai-Sicilia e con le emittenti televisive Antenna Sicilia, Teletna e TelevideoInn. Nel 1990, grazie a una borsa di studio europea, ha frequentato un corso di formazione professionale giornalistico, con stage in diversi Paesi dell’Unione Europea, ottenendo un attestato formativo europeo riconosciuto dall’Ordine. E’ la passione per i libri che lo spinge nel 1995 a scrivere il suo primo libro in versione ridotta: “I tesori leggendari dei Dongioni Etnei”. Il libro è una raccolta di antiche leggende legate al territorio del versante meridionale dell’Etna. Nel 2008 pubblica la versione integrale. Nel 2010 ci riprova con i “Ricordi dal passato”, pubblicato dalla casa editrice LULU. Il libro E’ un fantastico viaggio nella natura agreste e romantica della Sicilia degli anni ‘30, tra i profumi dei giardini d’aranci, riscaldati da un caldo sole sicano e dall’agro sapore dei fumi dell’imponente vulcano. Nel 2013, per le edizioni Cerchio della Luna, di Verona pubblica “Il tempio perduto degli Anunnaki”, il cui sottotitolo recita: COME TUTTO EBBE INIZIO – GLI DEI DEL CIELO E DELLA TERRA. Un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C.


2) Da cosa nasce il libro ed il suo lavoro su queste tematiche?

Ho sempre avuto una natura molto estroversa, sempre alla ricerca di quel qualcosa che non riusciva a completarmi come essere umano o ospite di questo pianeta. L’occasione giunse da un fatto alquanto strano e curioso che influenzò notevolmente la mia sfera emotiva. Ci si può credere o meno, ma la sensazione che ebbi quando calpestai i resti quell’antico ponte romano, che costituiva il passaggio obbligato delle messi siciliane per i porti dell’impero romano. Riporto quanto ho scritto nel mio libro: “Notevolmente emozionato, ebbi la sensazione di aver attraversato una porta temporale per ritrovarmi in un tempo non mio, dove ridavo vita alla storia di quel luogo. Vidi schiere di contadini abbracciati alle loro runche e soldati romani che in formazione marziale scortavano una lussuosa lettiga, mentre il ponte indefesso e nella sua imponente costruzione sorreggeva il lento passo dei carri carichi di granaglie. Furono pochi secondi, ma ebbi la sensazione che fosse trascorsa un’eternità, dove gli eventi del passato, di quel tempo remoto, sono ritornati in vita per rappresentare, ancora una volta, la storia antica. “. Questa fu la causa che associata alle incongruenze storiche con i fatti leggendari a proposito di un antico tempio e del suo dio, Adranòs, che contrastavano con la storia canonica del versante meridionale dell’Etna. Queste incongruenze mi portarono alla determinazione di svolgere delle indagini in merito. L’indagine ben presto si arenò. La mancanza di prove e documentazioni che potessero spiegare le asserzioni degli storici locali sul dio Adranòs e il suo culto mi spinse ad allargare il panorama investigativo. Anche in questo caso l’indagine non portò alcun frutto. Fu soltanto quando modificai l’approccio investigativo che mi resi conto che ogni tassello della storia della preistoria siciliana si collocava nel giusto ordine. La storia antica delle comunità isolane può essere raccontata soltanto se inquadrata nel contesto storico delle popolazioni del bacino orientale del Mediterraneo.

3) Qual’é stato l’aspetto più duro da affrontare nella realizzazione del libro,e quale invece gli elementi che lo hanno spinto a continuare?

Mi resi subito conto che cambiando l’approccio investigativo avrei scardinato le roccaforti dogmatiche dei paradigmi storici e religiosi che da millenni sono i cardini dell’evoluzione della civiltà umana. La difficoltà maggiore è stata il conflitto interiore con cui ho convissuto per tutti gli anni che ho impiegato nella ricerca (dal 1995 al 2013). Ciò nonostante se per un verso vedevo crollare tutte quelle verità che mi sono state insegnate, dall’altro ogni volta che scoprivo nuovi indizi la mia curiosità, si accresceva, tanto da divenire una vera ossessione che alimentava il desiderio di conoscenza e consapevolezza che la Storia, raccontata dagli studiosi, è solo una parte della verità sulla genesi dell’uomo sulla Terra.

4) Puoi dirci in grandi linee gli argomenti del libro?

E’ un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C. e del dio che lo costruì. La ricerca che ho raccontato nel libro, dunque riguarda la storia di un essere giunto da un altro mondo che insieme ai suoi compagni, dopo aver colonizzato il pianeta Terra, molti millenni fa, giunse sulle coste orientali della Sicilia per eseguire dei sondaggi minerari nel sottosuolo dell’isola, alla ricerca di minerali come oro e argento. Le poche pagine che raccontano la storia del periodo protostorico siciliano, ad esempio, non rendono giustizia al territorio della valle del Simeto che, nonostante i metodi e le tecnologie moderne applicate a nuovi sistemi di ricerca archeologica, antropologica e paleoantropologica, fornisce poche informazioni che non chiariscono del tutto l’aspetto evoluzionistico dell’area, oggetto della nostra indagine. E il modo migliore era di suddividerla in tre filoni investigativi ben distinti: I. Nel primo abbiamo dovuto fare una lunga premessa che racchiudesse gli aspetti della religiosità dell’uomo primitivo tentando di raggruppare le diverse scuole di pensiero create da studiosi e accademici, ma anche di coloro i quali si contrappongono alle tesi dell’ortodossia canonica; tutti eventi che caratterizzarono lo sviluppo culturale e religioso che contribuì, in seguito alla nascita di quel panorama mitologico, sviluppatosi durante la colonizzazione greca a ridosso del versante meridionale dell’Etna;

II. Nella seconda parte ho raccontato la genesi dell’isola, la naturale evoluzione e la discutibile provenienza delle prime popolazioni che in quest’oasi si stabilirono agli albori della storia;

III. Nella terza parte, infine, ho raccontato la storia della prima civiltà apparsa apparentemente, dal nulla e gli sviluppi religiosi legati al retaggio divino, che influenzarono tutte le culture del Mediterraneo in epoca postdiluviana. Nello stesso tempo ho collocato nella giusta posizione temporale la gran mole di tracce e indizi che nel corso di tale indagine sono emersi; ciò
mi ha permesso di elaborare una nuova ipotesi finale.

5) Ti definiresti un teorico degli antichi Astronauti?

Nel corso della mia carriera letteraria sono stato definito in molti modi, ma quello che più mi si addice è la definizione di “Investigatore del passato”, perché è il modo e il metodo utilizzato nellamia indagine. No, non mi ritengo un teorico degli antichi astronauti, ma un sostenitore di tali teorie, si, perché alla luce delle moderne congetture espresse da più parti sul pianeta, che ben s’inquadrano nel panorama evolutivo della razza umana, dal mio punto di vista sono molto più probanti rispetto alle ipotesi profuse sia dalla scienza canonica sia dalle caste religiose.

6) Cosa cercavano questi Anunnaki in terra sicula?..e perché?

Gli Anunnaki, raccontano le cronache semitiche, giunsero sulla Terra per sfruttare le risorse aurifere terrestri. Guidati dal loro comandante Enki, in 50 approdarono sul pianeta circa 450mila anni fa. I primi tentativi di estrarre il prezioso metallo dalle acque dell’oceano fallirono, perché troppo dispendioso si dimostrò il processo di conversione. Il successo arrivo quando furono individuate delle sacche aurifere nei territori dell’Africa meridionale. In seguito e il susseguirsi di diatribe tra il fratello Enlil ed Enki, quest’ultimo oltre ad essere il responsabile delle estrazioni minerarie era un abilissimo scienziato, al quale il Consiglio degli dèi gli ordinò di creare un lavoratore primitivo che sostituisse gli Anunnaki nel lavoro dell’estrazioni minerarie. Così dopo 250mila anni fu creato il primo Homo Sapiens. Il successo portò questi dèi a clonare un certo numero di lavoratori che infine sostituirono gli Anunnaki. Una volta ripristinati i rispettivi ruoli, gli Anunnaki ripresero le loro normali funzioni di esploratori e ricercatori minerari. Giunsero anche in Sicilia dove, nella valle del Simeto, s’imbatterono in una sorgente d’acqua ricca di ferro. Non occorse molto tempo che fu avviato uno studio meticoloso delle aree circostanti, ma in particolare su questa sorgente, i cui parametri chimico-fisici erano talmente atipici rispetto alle acque delle normali sorgenti, che fu necessario un approfondimento. Per eseguire tali compiti, furono realizzate alcune strutture (almeno 4), il cui accesso fu negato agli ominidi presenti sull’isola, come attestano alcune leggende legate al territorio.

7) Sei il primo autore a parlare degli Anunnaki da un punto di vista Italiano…una bella responsabilità ?!.

Non mi da pensiero! Non ho la pretesa di aver scoperto il Santo Graal della storia siciliana, ma di aver messo, semplicemente, in correlazione tutti gli indizi storici, leggendari, cosmologici,
astronomici, filologici e altro ancora, che ho trovato sparsi nel panorama della storia antica. Sono orgoglioso del mio lavoro e di essere uno dei primi in Italia che ha avuto il coraggio di squarciare il velo che separa il resto della storia umana dalle mezze verità che fino ad oggi ci hanno propinato. Vorrei riportare un’importante citazione egizia tratta dal famoso Papiro di Ani, risalente alla XVIII dinastia e datato tra il XVI e il XIV secolo a.C., la cui citazione esprime l’essenza di tutta la mia ricerca. Essa vuole essere anche un invito sulla necessità di una ricerca dettagliata, approfondita e costante nel tempo, che vada oltre i preconcetti medioevali ai quali siamo stati abituati. Un’indagine che sia aperta e generosa negli aspetti religiosi, sociali, cosmologici e cosmogonici del Primo Tempo, sviluppatisi tra le popolazioni del versante meridionale del vulcano etneo, all’alba dell’Umanità. Perché in tale territorio si celano molte più verità di quanto vogliono farci credere. La citazione è tratta dal Libro dei morti degli antichi egizi, tradotto da Normand Ellis che, da Il risveglio di Osiride, così recita: “ … Ciò che deve essere nominato deve esistere.Ciò che viene nominato può essere scritto.Ciò che è scritto deve essere ricordato.Ciò che è ricordato vive. …“

8) Secondo te la storia, é da riscrivere ?

Si! Possiamo continuare ad accettare quanto la scienza ufficiale ci propina quotidianamente, ma se vogliamo continuare a evolverci dobbiamo conoscere la Vera storia del nostro passato. Ciò può
accadere soltanto se prendiamo coscienza che l’uomo, inteso come Homo Sapiens/Sapiens è il frutto di una manipolazione genetica, messa in atto da coloro che i nostri avi considerarono degli
dèi, per servirli. Questo è un dato di fatto riportato in tutte le culture del pianeta e non soltanto nei dogmi religiosi di tutte le religioni. Ogni aspetto della storia umana è costellato della sapienza che gli antichi “dèi” donarono al genere umano agli albori della storia. Le piramidi, ad esempio, le antiche città dell’America meridionale e quelle mesoamericane, Baálbek, Stonehenge e tanti altri siti megalitici sparsi sul pianeta, non furono realizzati dall’uomo, ma con la sua collaborazione. A realizzarle furono gli dèi con le tecnologie a loro disposizione, che gli permisero di trasportare, sollevare e disporre monoliti di svariate tonnellate. La Grande piramide ad esempio, fu costruita utilizzando le pietre estratte nella cava di Assuan, distante 965 Km, ora, possiamo credere a quanto l’egittologia sostiene che furono trasportate per via fluviale, o renderci conto che tale trasporto con i mezzi a disposizione nel 2500 a.C., era umanamente impossibile. La città di Tiahanaco fu costruita su un altopiano che domina una valle il cui dislivello è di 400 mt., in che modo le antiche popolazioni riuscirono a trasportare le enormi pietre ad acca, dal peso di decine di tonnellate, la cui conformazione geologica è composta da diorite, un minerale durissimo da incidere, figuriamoci tagliarle e sagomarle, le cui angolazioni rasentano la perfezione. L’ortodossia afferma che furono trascinate dalla valle fin su l’altopiano, superando degli accesissimi dislivelli.
Roba da non crederci! E potrei continuare con centinaia di esempi.

Intervista di Giuseppe Oliva/Giuseppe Ceddia – Team Mistery Hunters

Il Codice Taman Shud

 

 

Il caso Taman shud, noto anche come il Mistero dell’Uomo di Somerton, è un caso irrisolto che ruota intorno a un uomo non identificato trovato morto alle 6.30 del 1 dicembre 1948, sulspiaggia di Somerton ad Adelaide in Australia.
Considerato “uno dei misteri più profondi d’ Australia”, il caso è stato oggetto di intensespeculazioni nel corso degli anni per quanto riguarda l’identità della vittima, gli eventi che portano fino alla sua morte e la causa della morte. L’interesse del pubblico del caso rimane significativo a causa di una serie di fattori: la morte che si verifica in un momento diaccresciute tensioni durante la Guerra Fredda, l’ uso di un veleno non rilevabile, la mancanza di identificazione, la possibilità di un amore non corrisposto e il coinvolgimento di un segretocodice in un libro molto raro.

Mentre l’esame del caso è stato incentrato principalmente in Australia, c’è stata anche una copertura internazionale.

 

VITTIMA 
Secondo il patologo Sir John Cleland Burton, l’uomo, di aspetto “britannico”, potrebbe avere circa 40-45 anni ed era in ottime condizioni fisiche.  Alto 180 cm , con occhi castani,  capelli rossicci,un po’ brizzolati intorno alle tempie, spalle larghe, vita stretta,  mani e unghie che non  mostrano segni di lavoro manuale.

Era vestito con un “abbigliamento di qualità”, una camicia bianca, cravatta rossa e blu,pantaloni marroni, calze e scarpe e, anche se era stata una giornata calda e la notte molto calda, portava una maglia marrone, un pullover grigio alla moda europeo e un cappotto marrone doppiopetto.
Tutte le etichette sui suoi vestiti mancavano, e non aveva il cappello (cosa insolita specialmente per qualcuno che indossa un vestito nel 1948). L’uomo era sbarbato e senza segni distintivi,senza identificazione, che ha portato la polizia a credere che si sia suicidato.
L’impronta dentale non ha trovato alcuno riscontro.
Quando la polizia arrivò, notò la posizione del corpo:  il braccio sinistro dell’uomo era in una posizione diritta e il braccio destro era piegato in due.
Una sigaretta spenta dietro l’orecchio e una sigaretta fumata a metà era a destra del bavero del cappotto tenuto da una guancia.
All’interno delle sue tasche un biglietto dell’autobus utilizzato dalla città di St. Leonards a Glenelg, un insolito biglietto di seconda classe del treno dalla città di Henley Beach, uno sottilepettine di alluminio americano, un pacchetto mezzo pieno di gomme da masticare Juicy Fruit, un pacchetto di sigarette Army Club Kensitas  e una scatola di fiammiferi  Bryant & May.
La fermata dell’autobus per il quale era stato utilizzato il biglietto distava dal corpo circa 1.100 metri a nord. Alcuni testimoni dichiararono che la sera del 30 novembre, avevano visto un individuo simile al morto nello stesso posto dove il cadavere è stato poi trovato.
Una coppia lo ha visto intorno a 19:00 ha notato che l’uomo estendeva il suo braccio destro per poi lasciarlo cadere fiaccamente. Un’altra coppia che lo ha visto alle 19:30-20:00, durantel’accensione delle luci in strada, ha raccontato di non vederlo muoversi , anche se hanno avutol’impressione che la sua posizione fosse cambiata nell’arco di quella mezz’ora. Aggiungono peròche doveva essere morto perché non reagiva alle zanzare, avevano pensato che fosse ubriaco oaddormentato, e quindi non hanno indagato ulteriormente.
Quando il corpo è stato trovato alle 6.30 del giorno successivo è stato trovato nella posizioneche i testimoni avevano osservato il giorno precedente.
AUTOPSIA 
L’autopsia ha scoperto che la morte doveva essere avvenuta intorno alle 2 del mattino del 1°  dicembre.
“Il cuore era di dimensioni normali, parti del cervello erano congestionati.
C’era la congestione della faringe, l’esofago e anche lo stomaco era profondamentecongestionato.
C’era la congestione nella seconda metà del duodeno.
C’era sangue mescolato con cibo nello stomaco.
Entrambi i reni erano congestionati, e il fegato conteneva una gran quantità di sangue nei suoivasi, la milza era straordinariamente grande circa 3 volte la dimensione normale-c’era emorragiagastrite acuta, congestione ampia del fegato e della milza, e congestione al cervello”.

Il Patologo Dr. Dwyer ha concluso: “Sono abbastanza convinto che la morte non è naturale, il veleno(ho suggerito)è un barbiturico o un ipnotico solubile”. Anche l’avvelenamento è rimasto un sospetto principale, all’interno dello stomaco è stato trovato un cibo pastoso che però non si crede possa essere la fonte del veleno. Oltre a questo, il medico legale non ha potuto giungere a una conclusione sull’identità dell’uomo, la causa della morte o se l’uomo visto in vita a SomertonBeach la sera del 30 novembre fosse lo stesso uomo, dato che nessuno aveva visto la sua faccia mentre era in vita.
Scotland Yard è stata chiamata per il caso, ma con scarsi risultati ; una fotografia dell’ uomo e i dettagli delle sue impronte digitali furono ampiamente diffuse in tutto il mondo, ma non fu fattaalcuna identificazione.
Dato che il corpo non fu identificato, fu imbalsamato il 10 dicembre 1948.

MEDIA REACTION

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 La X indica la posizione sulla spiaggia di Somerton dove è stato trovato il cadavere. I due quotidiani di Adelaide, “The Advertiser” e “The News”, hanno trattato la notizia in modidiversi.

The Advertiser: Il manifesto si occupò del caso la prima volta inserendo un piccolo articolo nell’edizione del 2 Dicembre 1948 intitolato “corpo trovato sulla spiaggia”, si legge:
“Un corpo, che si ritiene essere di C.E. Johnson, circa 45 anni, di Arthur St, Payneham, è stato trovato su Somerton Beach, di mattina di fronte “La casa dei bambini storpi”. La scoperta è stata fatta dal signor J. Lyons, di Whyte Rd, Somerton. I detective H. Strangway e Constable J.Moss si stanno interessando “.
The News: si occupa della storia dell’uomo sulla sua prima pagina, dando maggiori dettagli delmorto.

IDENTIFICAZIONE DEL CORPO 
 Il 3 dicembre, E.C. Johnson non era più ritenuto “l’uomo scomparso” dato che si era presentato in una stazione di polizia per identificare se stesso.
Lo stesso giorno la notizia, viene pubblica una fotografia del morto in prima pagina , chiedendo maggiore aiuto da parte del pubblico per l’identificazione del morto. Successivamente la poliziaannuncia che le impronte digitali dell’uomo non erano del sud , non trovando nulla nei dati della polizia australiana, iniziarono  a guardare più lontano.
Il 5 dicembre, l’inserzionista ha riferito che la polizia stava cercando tra i militari dopo che un uomo aveva affermato di aver bevuto con un uomo simile al morto in un albergo di Glenelg il 13 novembre. Mentre bevevano, l’uomo del mistero ha presumibilmente  mostrato una carta dipensione militare che porta il nome “Solomonson”.

Ci furono diverse identificazioni possibili del corpo , tra cui uno ai primi di Gennaio 1949, quando due persone identificarono il corpo come quello di un 63enne, ex spaccalegna di nome Robert Walsh.
Una terza persona, James Mack, visionando il corpo, era inizialmente in grado di identificarlo,ma un’ora dopo ha contattato la polizia per dichiarare che quell’uomo non era Robert Walsh.
Mack notò una differenza nel colore dei capelli. Walsh aveva lasciato Adelaide parecchi mesi prima di acquistare le pecore nel Queensland, ma non era riuscito a tornare a casa come previsto. La polizia era scettica, credeva che Walsh fosse troppo vecchio per essere l’uomomorto. Tuttavia, la polizia ha affermato che il corpo era in linea con quello di un uomo che era stato un taglialegna, anche se lo stato delle mani dell’uomo indicava certamente che non avevatagliato legna da almeno 18 mesi.
Ogni identificazione fatta fu annullate. La signora Elizabeth Thompson, una delle persone che in precedenza aveva positivamente identificato il corpo come il signor Walsh, ritrattò la sua dichiarazione dopo una seconda visione del corpo, per l’assenza di una cicatrice particolare sul corpo, come così come le dimensioni delle gambe del morto, quindi concluse che il cadavere nonera il signor Walsh.
All’inizio del Febbraio 1949, c’erano state otto diverse identificazioni “positive” del corpo.
Nel novembre del 1953, la polizia dichiarò che “l’unico indizio di qualsiasi valore” rimanel’abbigliamento che l’uomo indossava.

LA VALIGIA MARRONE 

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Adelaide Railway Station, dove è stata trovata una valigia marrone, che si ritiene appartenere al morto

Una nuova svolta nel caso si è verificata il 14 gennaio 1949, quando il personale a Adelaide Railway Station ha scoperto una valigia marrone con l’ etichetta rimossa che era stata controllatanel guardaroba della stazione dopo le ore 11:00 del 30 novembre 1948.
All’interno c’era una veste rossa , un paio di pantofole, quattro paia di mutande, pigiami, articolida barba, un paio di pantaloni marrone chiaro, cacciavite da elettricista, un coltello da tavola , un paio di forbici con punte affilate e un pennello stencil.
Anche nella valigia è stato trovato del filo di Barbour marchio Orange,  un tipo di filo “insolito”non disponibile in Australia, che era lo stesso di quello usato per riparare il rivestimento dellatasca dei pantaloni che il defunto aveva addosso.
Tutti i marchi di identificazione degli abiti erano stati rimossi, ma la polizia ha trovato il nome “T. Keane” su un parcheggio, “Keane” su un sacchetto di lavanderia e “Kean”(senza la eultima);la polizia ritiene che chiunque abbia rimosso le etichette ha volutamente lasciato i tagKeane sui vestiti, sapendo che Keane non era il nome del morto,inoltre le etichette “Kean”  erano gli unici che non potevano essere rimossi senza danneggiare i vestiti.
Inizialmente, i vestiti sono stati collegati ad un marinaio locale, Tom Keane; alcuni dei suoicompagni hanno visto il corpo all’obitorio, e hanno dichiarato categoricamente che il cadaverenon era quello di Keane, né i vestiti appartenevano al marinaio scomparso. Una ricerca ha concluso che non vi è nessun altro T. Keane scomparso in ogni paese di lingua inglese. Dalle ricerche fatte si evince che il cappotto era stato realizzato negli Stati Uniti, perché era l’unico paese che possedeva la macchina per il tipo di cucitura.
La polizia controllò gli orari dei treni in arrivo e supposero che l’uomo fosse  arrivato in treno di notte da Melbourne , Sydney o Port Augusta.  Pensarono che avesse fatto doccia e barba alle Terme della città adiacenti prima di tornare alla stazione ferroviaria ed acquistare un biglietto per le 10:50 am del treno a Henley Beach, che, per motivi sconosciuti, ha perso o non ha volontariamente preso. Al ritorno dalle terme della città, ha controllato la sua valigia al guardaroba della stazione prima di prendere un autobus per Glenelg. Il professor Derek Abbott,che ha studiato il caso, crede che l’uomo possa aver acquistato il biglietto del treno prima della doccia.
INCHIESTA
Una inchiesta sulla morte, condotta dal coroner Thomas Erskine Cleland, è iniziata pochi giornidopo che il corpo è stato trovato ma è stata rinviata fino al 17 giugno 1949.  Il patologo Sir JohnCleland Burton ha indagato e ha riesaminato il corpo e ha fatto delle scoperte. Cleland ha notatoche le scarpe dell’uomo erano notevolmente pulite e lucidate recentemente, difficile da credere per un uomo che si aggira a Glenelg tutto il giorno.
Cleland ha aggiunto che questa può essere la prova che il corpo sia stato portato nella spiaggia di Somerton dopo la morte dell’uomo, il che spiega la mancanza di prove come vomito econvulsioni, i due effetti principali di veleno.
Thomas Cleland ha ipotizzato che, dato che nessuno dei testimoni ha con certezza identificato l’uomo che ha visto la notte precedente come la stessa persona ritrovata la mattina seguente, rimaneva la possibilità che l’uomo era morto altrove e poi portato in spiaggia.
Cedric Stanton Hicks, professore di Fisiologia e Farmacologia presso l’Università di Adelaide,  ha trovato, attraverso test su un gruppo di farmaci(estremamente tossici in dosi relativamente piccole per via orale)che è estremamente difficile se non impossibile individuare.
Ha dato al coroner un pezzo di carta con i nomi dei due farmaci che sono stati inseriti come reperto.
I nomi non sono stati rilasciati al pubblico fino al 1980; al tempo erano “abbastanza facili da reperire” da un chimico, senza la necessità di dare motivazioni per l’acquisto. Ha notato chel’unico “fatto” non trovato in relazione al corpo era la mancanza di vomito. Ha poi dichiarato di non poter fare coclusioni.
Hicks ha dichiarato che se la morte era avvenuta sette ore dopo che l’uomo è stato visto l’ultima volta  muoversi, ciò implicherebbe una dose massiccia, che poteva ancora essere inosservabile.È stato osservato che il movimento visto da testimoni alle 19:00 di sera avrebbe potuto esserel’ultima convulsione che precede la morte.
All’inizio dell’inchiesta, Cleland ha dichiarato: “Sarei pronto a dire che è morto per veleno, che il veleno era probabilmente un glucoside e che non è stato accidentalmente somministrato, ma non posso dire se è stato somministrato dal defunto stesso o da qualche altra persona”.Nonostante questi risultati, è stato in grado di determinare la causa della morte dell’Uomo di Somerton.
La mancanza di successo nel determinare l’identità e la causa della morte dell’Uomo di Somertonaveva indotto le autorità a definirlo un «mistero senza precedenti” e si crede che la causa della morte non potrà mai essere conosciuta.
Un editoriale ha dichiarato che questo caso è “uno dei misteri più profondi dell’ Australia” e ha sottolineato che se fosse morto di un veleno così raro e non conosciuto che non poteva essere identificato da esperti in tossicologia, allora sicuramente il colpevole aveva una conoscenza elevata di sostanze tossiche, qualcuno esperto in materia.
Il Rubaiyat di Omar Khayyam
Intorno allo stesso periodo, come l’inchiesta, un piccolo pezzo di carta con le parole “Tamamshud”
è stato trovato in una profonda tasca cucita all’interno della tasca dei pantaloni del morto. Alcunifunzionari della biblioteca pubblica furono chiamati a tradurre il testo .Fu identificato come una frase che significa “chiuso” o “finito” che si trova nell’ultima pagina di una raccolta di poesieintitolato The Rubaiyat di Omar Khayyam.
Il tema di queste poesie è che si dovrebbe vivere la vita al massimo e non si deve avererammarico quando questa finisce. Il documento era vuoto sul retro e la polizia ha condotto unaricerca ampia in Australia per trovare una copia del libro ma senza successo. Una fotografia delpezzo di carta è stato inviato alla polizia interstatali e rilasciato al pubblico,  che porta un uomoa rivelare di aver trovato una copia molto rara della prima edizione della traduzione di EdwardFitzGerald di The Rubaiyat, pubblicato da Whitcombe e Tombe a New Zelanda, sul sedile posteriore della sua auto che era stata parcheggiata in strada di Jetty, Glenelg la notte del 30 novembre 1948. Non trovò nessuna connessione tra libro ritrovato e il caso dell’uomo defuntofinché non vide un articolo nel giornale del giorno precedente. L’identità di quest’uomo e la professione sono stati trattenuti dalla polizia, come da lui richieto(voleva restare anonimo).
Il soggetto della poesia conduce la polizia a teorizzare che l’uomo si sia suicidato col veleno, sebbene non ci fosse nessun’altra prova a sostegno di questa teoria. Al libro mncavano le parole “Taman Shud” nell’ultima pagina che aveva il retro bianco, il test al microscopio indicavaa che il pezzo di carta proveniva dalla pagina strappata dal libro.
L’ultimo versetto del Rubaiyat, immediatamente prima di Taman shud è :

                                              E quando tu stesso con passi scintillanti passerai,
                                              tra gli ospiti sparsi di stelle sull’erba
                                              e nel tu gioiso messaggio raggiungerai il punto
                                              dove io ho fatto l’Uno svuota un bicchiere vuoto.

La grafia che mostra segni a matita sul retro di un libro di poesie di Omar Khayyam.
Le marcature si presumono essere una sorta di codice.

Nel retro del libro ci sono dei segni a matita (cinque righe di lettere maiuscole), la seconda lineadepennata. La sua somiglianza con la quarta linea  potrebbe indicare un errore e, quindi, la prova possibile, le lettere sono il codice:

Nel libro, non è chiaro se le prime due frasi iniziano con una “M” o “W”, ma è ampiamente creduto che sia la lettera W, a causa della differenza  rispetto alla lettera colpita M. sembra che ci sia una linea eliminata o sottolineata di testo che recita “MLIAOI”. Anche se l’ultimo caratterein questa riga di testo appare come un “L”, è abbastanza chiaro con un esame più attento che le ultime lettere siano “oi” e che quella che sembra una L in realtà sia l’estensione della linea utilizzata per eliminare o sottolineare che riga di testo .
Inoltre, le altre  “L” hanno una curva nella parte inferiore del carattere.
C’è anche una “X” sopra l’ultimo ‘O’ nel codice, e non è noto se questo è significativo per il codiceo non. Inizialmente, le lettere sono state pensate per essere parole in una lingua straniera prima che ci si fosse resi conto che si trattava di un codice. Gli esperti in codice furono chiamati,ma al momento di decifrare le righe non hanno avuto successo.
Quando il codice è stato analizzato dal Dipartimento australiano della Difesa nel 1978, hanno fatto le seguenti affermazioni:
– Ci sono simboli insufficienti per fornire un modello.
-I simboli potrebbero essere un sostituto del codice complesso o la risposta senza senso per una mente disturbata.
-Non è possibile fornire una risposta soddisfacente.

Inoltre nel retro del libro è stato ritrovato  un numero di telefono non in elenco  appartenente ad una ex infermiera che ha vissuto in Moseley St, Glenelg, a circa 400 metri  a nord del luogo in cui il corpo è stato trovato. La donna ha detto che mentre stava lavorando presso l’ospedaleRoyal North Shore di Sydney durante la seconda guerra mondiale possedeva una copia di TheRubaiyat, ma nel 1945, presso i Giardini Clifton Hotel a Sydney, lo aveva dato a un tenente dell’esercito di nome Alfred Boxall che serviva nella sezione “Water Transport” dell’esercitoaustraliano.
Secondo quanto riportato dai media la donna ha dichiarato che dopo la guerra si era trasferita a Melbourne e si sposò. Più tardi aveva ricevuto una lettera da Boxall, ma gli aveva detto che era sposata.  Ha aggiunto che alla fine del 1948 un uomo misterioso aveva chiesto di lei al suo suovicino di casa.
Non ci sono prove che Boxall, che non sapeva che ‘Powell era il suo nome da sposata, ha avutoalcun contatto con lei dopo il 1945. Il detective  Leane mostrò alla donna il busto in gesso dell’ uomo morto  , la donna era in grado di identificarlo.
Secondo quanto descritto da Leane la reazione della donna alla vista del busto fu così forte che quasi sveniva.
La polizia ritenne che Boxall fosse l’uomo morto trovato in spiaggia fino a quando lo stessoBoxall fu trovato vivo con la sua copia di The Rubaiyat, completo di “Tamam shud” sull’ultima pagina.
Boxall ora lavorava nella sezione di manutenzione al Randwick Bus Depot (dove aveva lavoratoprima della guerra) e non aveva alcun legame con l’uomo morto.
Nella parte anteriore della copia del Rubaiyat, che è stato dato a Boxall, la donna aveva scritto i eguenti versi:
                                  
                                  Davvero, davvero, il pentimento spesso prima giurai-
                                  ma ero sobrio quando giurai?
                                  E poi, e poi venne la primavera e la rosa nella mano.
                                  La mia pura minaccia di pentimento rotta a pezzi.

La donna ora viveva a Glenelg, ma ha negato ogni conoscenza con l’uomo morto o il perchéavrebbe percorso il suo borgo, la notte della sua morte.
Ella chiese inoltre che, dato che era sposata  di  non avere il suo nome registrato per evitareimbarazzo nell’ essere legata all’uomo morto e a Boxall.
La polizia acconsentì lasciando le successive indagini senza il beneficio di riaprire il caso.
In un programma televisivo sul caso, nella sezione in cui è stato intervistata Boxall, il suo nome è stato dato da una voce fuori campo, come Jestyn, apparentemente preso dalla firma”Jestyn” che segue il verso scritto nella parte anteriore del libro, ma questo è stato coperto quando illibro è stato visualizzato nel programma.
Questo è stato probabilmente un soprannome di “pet”, ed era il nome che usava quandointrodussero Boxall. I ricercatori hanno nuovamente indagando sul caso, hanno tentato dirintracciare Jestyn e si scoprì che era morto nel 2007. Il suo vero nome è considerato importante in quanto esiste la possibilità che possa essere la chiave per decifrare  il codice. In una video-intervista, Paul Lawson (che ha fatto il calco al corpo) si riferisce a lei come ‘la signoraThompson.’ Nel 2002, Gerald Feltus detective in pensione, che aveva gestito il “caso freddo”,intervistò Jestyn e la trovò “evasiva” o “semplicemente non voleva parlarne”, ha anche affermato che la sua famiglia non sapeva del suo collegamento con il caso.
Feltus ritiene che Jestyn conosce l’identità dell’uomo di Somerton .
Jestyn aveva detto alla polizia che era sposata, ma di non registrare il nome Jestyn sul ​​file dellapolizia, e non ci sono prove che la polizia al momento sapeva che lei era in realtà fosse celibe.

TEORIA DELLO SPIONAGGIO 

Cominciarono a circolare delle voci su Boxall.Si diceva che fosse coinvolto nei servizi segreti militari durante la guerra, aggiungendo alla speculazione che il morto era una spia sovieticaavvelenato da nemici sconosciuti. In un’intervista televisiva del 1978  con Boxall, l’intervistatore chiese “, Mister Boxall, lei ha lavorato,  in una unità militare, prima di incontrare questa giovane donna [Jestyn]. Hai parlato con lei di tutto questo? “La risposta fu “No”, e quando abbiamo chiesto se l’avesse potuto conoscere, Boxall rispose “no, a meno che qualcun’altro lo ha fatto “. Quando l’intervistatore ha continuato a sostenere che ci fosse una connessione spia,Boxall rispose dopo una pausa, “E ‘una tesi abbastanza melodrammatica, non crede?”

Il fatto che l’uomo fosse morto ad Adelaide, la città più vicina alla capitale a Woomera, una zona top-secret di lanci missilitici e che vi si trovasse il luogo di intelligence(servizi militari segreti), accentuò questa speculazione. È stato anche ricordato che un possibile luogo da cui l’uomo può aver viaggiato fino ad Adelaide era Port Augusta, una città relativamente vicino a Woomera.
Inoltre, nell’aprile del 1947 l’intelligenza dell’Esercito degli Stati Uniti servizio di segnali,
ha scoperto che del materiale top secret fuoriuscì dal Dipartimento australiano degli affari esteriall’ambasciata sovietica a Canberra. Ciò ha portato nel 1948 il divieto(negli Stati Uniti)ditrasferimento di tutte le informazioni classificate in Australia.
In risposta, il governo australiano ha annunciato che intende istituire un servizio nazionale di sicurezza segreta (che divenne l’Australian Security Intelligence Organisation (ASIO).

INCHIESTA PUBBLICA 
Dopo l’inchiesta,fu realizzato un calco in gesso del mezzobusto dell’uomo. Il corpo fu poi sepolto nel cimitero di Adelaide West Terrace a spese dell’Esercito della Salvezza e il Sud AustraliaTribuna Bookmakers
Anni dopo la sepoltura, cominciarono a comparire fiori sulla tomba. La polizia interrogò una donna che lasciava il cimitero, ma lei sosteneva non sapeva nulla di un uomo.
Nello stesso periodo, la receptionist dall’Hotel Strathmore, di fronte alla stazione ferroviaria diAdelaide, ha rivelato che uno strano uomo era rimasto nella stanza 21durante tutto il periodo delle indagini,del Novembre 1948.
Furono trovati detergenti in una cassa nera medica e una siringa ipodermica nella stanza.

Sepoltura dell’Uomo Somerton :14 giugno 1949. Con la sua tomba è sito il capitano dell’Esercito della Salvezza Em Webb, che conduce le preghiere, alla presenza di giornalisti e polizia. Da sinistra a destra sono: Unknown, il capitano Em Webb, LaurieElliot, Bob Whitington, Unknown, SC Brice, brigadiere Scan Sutherland, Claude Trevelion.

Il 22 novembre 1959 è stato riferito che un certo E.B. Collins, un detenuto del carcere diWanganui Nuova Zelanda, ha affermato di conoscere l’identità del morto.
Ci sono stati numerosi i tentativi falliti, dalla sua scoperta negli anni 60, di decifrare il codicetrovato sul retro del libro, compresi gli sforzi dell’ intelligence militare e navale, matematici,astrologi e cracker di codice. Mentre nessuna risposta è stata accettata come corretta, una teoria principale è che il codice indica le lettere iniziali delle parole. Nel 2004, il detective in pensione Gerry Feltus suggerì in un articolo di posta “Sunday” la linea finale “ITTMTSAMSTGAB”potrebbe significare
“E ‘ora di passare aSouth Australia Moseley Street …” (l’ex infermiera viveva in Moseley Street, che è la strada principale che attraversa Glenelg).

             Lastra tombale dell’Uomo di Somerton trovato in Somerton Beach, Adelaide, al suo luogo di sepoltura.                                              È deceduto il 1 dicembre 1948 e fu sepolto il 14 giugno 1949.

Nel 1978, la “Australian Broadcasting Corporation” ha realizzato un programma sul caso “Tamanshud”, intitolata “Il Mistero di Somerton Beach”, dove il giornalista Stuart Littlemore indagava sul caso, incluse le interviste a Boxall,  e a  Paul Lawson, che ha fatto il calco in gesso del corpo,e che ha rifiutato di rispondere a una domanda se qualcuno avesse identificato il corpo.
Nel 1994 John Harber Phillips, Presidente della Corte Suprema del Victoria e presidente delVictorian Institute di Medicina Legale, ha esaminato il caso per determinare la causa di morte eha concluso che “Non c’è dubbio che era digitalina(sostanza velenosa)”. Phillips arrivò a taleconclusione per il fatto che gli organi erano ingrossati, coerentemente con la digitalina, e la mancanza di evidenti segni di malattia naturale e “l’assenza quindi di qualsiasi altra cosa vista almicroscopio che potrebbe spiegare la morte”. Tre mesi prima della morte dell’uomo, il 16 agosto 1948, una dose eccessiva di digitalina è stato segnalato come causa di morte per gli Stati UnitiAssistente Segretario al Tesoro Harry Dexter White.
Egli era stato accusato di spionaggio sovietico in Operation Venona.
L’ex sovrintendente capo del sud dell’ Australia Len Brown, che ha lavorato sul caso nel 1940, ha dichiarato che credeva che l’uomo provenisse da un paese dell’Europa dell’Est comunista , che ha portato alla incapacità della polizia per confermare l’identità dell’uomo.

Il caso è ancora considerato “aperto” presso la criminal task force  del sud dell’ Australia  e il busto, ancora contenente fibre dei capelli di un uomo è in possesso del South Australia PoliceHistorical Society. Qualsiasi ulteriore tentativo di identificare correttamente il corpo è stato ostacolato dal fatto che la formaldeide utilizzata per imbalsamare il corpo ha distrutto gran parte del DNA e le altre prove non esistono più, come la valigia marrone, che fu distrutta nel 1986, e molte dichiarazioni, che sono scomparse dal fascicolo della polizia nel corso degli anni.

IL CASO MANGNOSON 
Il 6 giugno 1949, il corpo di un bambino di due anni, Clive Mangnoson è stato trovato in un sacconella baia al largo delle colline di sabbia, a circa venti chilometri lungo la costa dal Somerton.                             Sdraiato accanto a lui c’ era suo padre inconscio, Keith Waldemar Mangnoson,  che è stato portato in un ospedale in una condizione molto debole, esposto al sole,  e dopo una visita medica, è stato trasferito in un ospedale psichiatrico.
Mangnosons era scomparso da quattro giorni, e si credeva che Clive era morto da ventiquattro ore quando il suo corpo è stato trovato. I due sono stati trovati dal signor Neil McRae , che affermava di aver avuto visto la posizione dei due in un sogno la notte prima.
Come l’uomo di Somerton, il medico legale non ha potuto determinare la causa della mortedel giovane Mangnoson, anche se si riteneva che non era per cause naturali.
Il contenuto trovato nello stomaco del ragazzo è stato inviato per un analista al governo per un ulteriori esami. Dopo la morte del ragazzo, la madre Mrs Roma Mangnoson riferì di essereterrorizzata da un uomo mascherato. La signora Mangnoson ha dichiarato che “la sua auto si fermò e un uomo con un fazzoletto sul viso le disse di “non far intromettere la poliziaaltrimenti… “. Inoltre, un uomo simile era stato visto di recente  intorno alla casa.
Mrs Mangnoson ritiene che questa situazione era legata al tentativo del marito di identificarel’uomo di Somerton, credendo che fosse Carl Thompsen, che aveva lavorato con lui a Renmarknel 1939.
J.M.Gower, segretario dell’associazione del progresso largo nord ha ricevuto telefonate anonimeminacciando che avrebbe fatto del male alla signora Mangnoson con un incidente se avesseinterferito, mentre A.H. Curtis, il sindaco di Port Adelaide ha ricevuto tre telefonate anonimecon minacce di “incidente” se “mettevno il naso nella vicenda Mangnoson “. La polizia sospettache le chiamate possano essere una bufala e la persona possa essere la stessa che haterrorizzato anche una donna in un sobborgo vicino che aveva da poco perso il marito in circostanze tragiche.
Subito dopo gli interrogatori della polizia sulle molestie, la signora Mangnoson crollò e richieseun trattamento medico.

IL CASO MARSHALL 
Nel giugno del 1945, tre anni prima della morte dell’Uomo di Somerton, un uomo di Singapore di 34 anni di nome Joseph (George) Saul Haim Marshall fu trovato morto a Mosman, Sydney con una copia aperta del Rubaiyat di Omar Khayyam sul petto. La sua morte si crede essere un suicidio per avvelenamento.
Per coincidenza, circa due mesi dopo la morte di Marshall,  Jestyn Alfred Boxall dà una copia delRubaiyat, nei Giardini di Clifton. Clifton Gardens si trova a solo un chilometro a sud di Mosman.Joseph Marshall era il fratello del famoso avvocato e primo ministro di Singapore Saul DavidMarshall. L’inchiesta si è svolta per Joseph Marshall il 15 agosto 1945; Gwenneth DorothyGraham ha testimoniato durante l’inchiesta ed è stato trovato morto 13 giorni dopo a faccia in giù, nudo, in bagno con le vene tagliate.

ATTUALE TENTATIVO DI RISOLVERE IL CASO 
Nel marzo 2009 il team dell’Università di Adelaide, guidato dal professor Derek Abbott ha iniziato un tentativo di risolvere il caso decifrando il codice e proponendo di riesumare il corpo per verificare DNA.
Le indagini di Abbout hanno riaperto delle questioni . La polizia ad esempio, aveva creduto chele sigarette di marca Kensitas si trovassero nel pacchetto Army Club per la pratica comune di acquistare sigarette a basso prezzo e metterle in un pacchetto appartenente ad una marca più costosa (l’Australia era ancora in fase di razionamento in tempo di guerra). Tuttavia, un controllo indicò che le Kensitas erano in realtà sigarette costose, questa scoperta  apre la possibilità (mai indagato) che la fonte del veleno potrebbe trovarsi proprio nelle sigarette eventualmente sostituite a insaputa della vittima .
Abbott ha anche rintracciato il cotone Barbour incerato del periodo e ha trovato variazioni di confezionamento. Questo può fornire indizi per paese in cui possono essere stati acquistati.
La decodifica del “codice” è ripartita da zero.
È stato determinato che la frequenza di lettere è sensibilmente diversa da lettere scritte in modo casuale, la frequenza deve essere ulteriormente testata per determinare se il livello di alcool dello scrittore potrebbe alterare la distribuzione casuale. Il formato del codice sembra anche seguire il formato della quartina di Rubaiyat sostenendo la teoria che il codice è un algoritmo di crittografia preimpostato (One-time pad “OTP”).
A tal fine le copie del Rubaiyat (anche il Talmud e la Bibbia) sono confrontate con il codice che usano i computer per ottenere una base statistica per le frequenze delle lettere, anche se il codice è così breve può richiedere l’edizione esatta del libro usato. Con la copia originale perdutanel 1960, i ricercatori sono alla ricerca di una edizione FitzGerald (?) senza successo.
L’inchiesta aveva accertato che i reperti autoptici dell’Uomo di Somerton del 1948 e il 1949 sono ora dispersi. Maciej Henneberg, professore di anatomia presso l’Università di Adelaide, ha esaminato le immagini delle orecchie dell’uomo di Somerton e ha scoperto che il cymba (parte superiore dell’orecchio cavo) è più grande del suo cavum (parte inferiore dell’orecchio cavo), una caratteristica posseduta da solo 1-2% dei la popolazione caucasica.
Nel maggio 2009, il professor Derek Abbott ha consultato esperti dentali e conclude che l’uomo di Somerton aveva l’ ipodonzia (una rara malattia genetica) dei due incisivi laterali, unacaratteristica presente solo nel 2% della popolazione generale. Nel giugno del 2010, Abbott ha avuto una fotografia dal figlio di Jestyn che ha mostrato chiaramente le sue orecchie e denti. La fotografia mostra che il figlio non aveva solo una cymba più grande del suo cavum, ma anchel’ipodonzia.
La possibilità che questa è una coincidenza è stata stimata tra 1 su 10 milioni e 1 su 20 milioni.

Sulla sinistra l’ orecchio dell’uomo di Somerton indicante la cavità superiore (cymba) che è maggiore della cavità inferiore(cavum). Sulla destra si trova un orecchio normale, mostrando che la cava superiore è in genere molto più piccolo. Il tipo diorecchio dell’uomo Somerton è posseduto solo dall’  1-2% della popolazione caucasica ed è un indizio importante perrestringere la sua identità. E ‘possibile che eventuali parenti dispersi possono avere questa funzione.

I media hanno suggerito che il figlio di Jestyn, che era di 16 mesi nel 1948 e morì nel 2009,potrebbe essere stato un figlio illegittimo di Boxall o dell’Uomo Somerton e spacciato per suo marito.
Il test del DNA potrebbe confermare o eliminare questa speculazione. In un programma di attualità sugli sforzi del team, Gerry Feltus (detective in pensione), che ha lavorato sul caso per molti anni, ha ammesso che sapeva l’identità della donna misteriosa, ma, voler proteggere la privacy della donna, e si rifiutò di rivelarlo. Tuttavia, non concede Feltus ci sono differenti percorsi di informazione, pubblicamente disponibili, che portano alla sua identità.
Abbott ritiene che una esumazione e la prova del DNA autosomico sarebbero in grado di collegare l’uomo di Somerton ad una lista di cognomi che, con indizi esistenti sull’ identità dell’uomo, si troverebbe il “pezzo finale del puzzle.” Tuttavia, nell’ottobre 2011, il procuratore generale John Rau rifiutò il permesso di riesumare il corpo affermando: “C’è bisogno di motivi di pubblico interesse che vanno ben oltre la curiosità del pubblico o di vasto interesse scientifico”.Nel mese di aprile 2012, un gruppo di cittadini interessati, guidata da Tracey Bryan, ha avviatouna petizione per cercare di annullare tale decisione .
Feltus si è detto ancora contattato da persone in Europa che credevano che l’uomo era un parente scomparso, ma non credo che una esumazione e raggruppare la famiglia dell’uomofornirebbe una risposta ai parenti, “durante quel periodo così tanti criminali di guerra hanno cambiato i loro nomi e trasferiti in diversi paesi “.
Come un giornalista ha scritto nel 1949, alludendo alla linea in The Rubaiyat, “l’uomo di Somerton sembra aver la certezza che il bicchiere sarebbe stato vuoto, tranne che per la speculazione.”

IL CASO DI H.C. REYNOLDS 
Nel 2011, una donna di Adelaide contattato Maciej Henneberg su una scheda di identificazione di un Reynold HC che aveva trovato in possesso di suo padre. La carta, un documento rilasciatonegli Stati Uniti ai marinai stranieri durante la prima guerra mondiale è stato dato biologicoantropologo Maciej Henneberg nel mese di ottobre 2011 per il confronto della fotografia ID a quella dell’uomo Somerton. Mentre Henneberg trovò somiglianze anatomiche caratteristiche come il naso, labbra e occhi, credeva che non erano affidabili come la stretta somiglianzadell’orecchio. Le orecchie condivisi da entrambi gli uomini erano un match “molto buono”, anche se Henneberg trovato anche quello che ha definito un “identificatore univoco” un neo sulla guancia che era la stessa forma e nella stessa posizione in entrambe le fotografie

“Insieme con la somiglianza delle caratteristiche dell’orecchio, questo neo, in un caso legale,mi avrebbe permesso di fare una dichiarazione rare positivamente identificare l’uomoSomerton”.

La carta d’identità, numero 58757, è stato rilasciato negli Stati Uniti il 28 febbraio 1918 al H.C.Reynolds, dando la sua nazionalità “Britannica” e l’età di 18 anni. Ricerche condotte dalla US National Archives, National Archives Regno Unito e il Australian War Memorial Research Centresono riusciti a trovare tutti i record in materia di H.C. Reynolds. La polizia criminale della maggiore succursale del sud dell’Australia, che hanno ancora il caso come aperto, indagherà con le nuove informazioni.

Giuseppe Oliva Team Mistery Hunters