Pentagono e Ufo: La Nuova era dell’Ufologia

Sono passati solo pochi giorni, dall’annuncio del Pentagono, ma attraverso tutti i canali, dai social, al web, TV, e carta stampata la notizia è rimbalzata in tutti i continenti raggiungendo milioni di persone, se non miliardi. Notizia incredibile per la massa, ordinaria per gli addetti ai lavori, che però la vedono come una piccola vittoria, da prendere con le pinze invece per gli scettici, che restano però interdetti e ammutoliti, finalmente la verità per i complottisti. Diverse reazioni in diversi ambienti, ma quale è il reale valore di questa notizia? Quale è la reazione più appropriata? Quale è il significato di questa apertura?

Questo evento possiamo dire storico mi ha spinto ad alcune riflessioni un pò diverse da quelle che leggo in giro. Per quanto riguarda noi generazione X Files, ma anche per chi era vicino al tema negli anni 80 e 90, per tutti quelli quindi da sempre con il naso all’insù piuttosto che su uno smartphone, è una luce in fondo ad un tunnel zeppo di depistaggi e menzogne perpetrate per anni. Sia chiaro non è stato detto che a breve faremo parte di Star Wars, ma il lento e graduale rilascio di informazioni non è altro che un acclimatamento ad una situazione prossima all’essere nota. Per capire però il reale valore dell’affermazione bisogna inserirla in un contesto più ampio e più lungo inteso come tempo. Quello che è evidente è che si è passati dalla totale negazione e addirittura avversione in alcuni casi, ad una conferma seppur soft di quello che in molti sostengono da anni. La verità passa per tre gradini: prima viene derisa e ridicolizzata, poi viene ferocemente contrastata, infine viene accettata come palese ovvietà”. Così affermava tempo fa Arthur Schopenhauer. E questo tema ne è la prova provata.

Chi tra gli addetti ai lavori non è stato almeno una volta deriso a riguardo? Battute del tipo a ecco l’ufo abbinato alla propria presenza. Pazienza, purtroppo l’ufologia per molti è solo la lucina in cielo e allora forse si la cosa fa sorridere, ma se si approfondisce e se si “studia” ci si accorge di molte altre cose, che alla fine rendono le lucine  l’ultimo step. Quindi per dovere di cronaca, un budget di 22 milioni di dollari dal 2007 al 2012 da parte del Dipartimento della Difesa, per studiare il fenomeno UFO e prima del 2007? E oggi? Possibile che dal giorno dopo Roswell fino al 2007 a nessuno è importato degli “alieni”? Eppure di programmi a tal proposito ne sono stati fatti molti in questi anni (Project Blu Book, Majestic 12) per citarne alcuni, quindi cosa è successo nel 2007 per avviare questo programma? In realtà nulla, è tutto parte di una partita a scacchi tra il pastore e le sue pecore dove di tanto in tanto viene impartita una nuova regola del gioco cosicchè  arriverà il giorno che la pecora saprà come giocare, ma non necessariamente saprà vincere. Non è un caso che anche la NASA ha iniziato un cambio di rotta, ufficialmente grazie a nuovi strumenti tecnologici, con i quali si è arrivati alla scoperta dapprima di Trappist1 

adesso Kepler 90 un sistema solare simile al nostro, 

e grazie all’intelligenza artificiale di Google si è riusciti a monitorare circa 35000 pianeti inserendoli in diverse fasce che ci consentono di verificare eventuali analogie con il nostro e quindi con esse la possibilità che vi siano forme di vita intelligente. Tutto questo per rendere meno traumatica e meno inaspettata possibile una eventuale notizia di scoperta di forme di vita, che state certi saranno prima sotto forma di microbi, per poi nel tempo arrivare a forme di vita intelligente. La scoperta di una “Ragnatela Cosmica” composta da gas, che collega fra loro le galassie  è stata osservata per la prima volta, grazie alla luce diffusa da un quasar distante che ha illuminato i filamenti, sta spingendo anche grazie a nuovi orizzonti della fisica a interpretare diversamente quello che ci circonda e di conseguenza a “vedere” con occhio nuovo tutto quello che prima era considerato fantascienza o leggende vedi i Nativi Americani e la loro ragnatela cosmica e l’unione con il tutto, che ultimamente sembra essere tornato di moda e studiato con maggiore attenzione. Questo unito a diverse teorie sul suono e su alcune teorie sulle ottave e ad alcuni messaggi che in esse potrebbero essere nascosti, può portare anche a nuove intuizioni sugli spostamenti e sui viaggi interstellari. Parliamo ad esempio della scoperta tutta Italiana di cunicoli che permettono di viaggiare nello spazio e nel tempo, i cosiddetti wormhole, adesso possono essere costruiti in laboratorio: sebbene su una scala piccolissima, dimostrano per la prima volta che attraversare il tempo è possibile e, in attesa di futuri viaggi intergalattici, promettono di rendere più potenti gli attuali dispositivi basati sulle nanotecnologie. Il prototipo, descritto online sul sito ArXiv e in via di pubblicazione sull’International Journal of Modern Physics D, darà luogo ad un esperimento condotto in Italia, presso l’università di Napoli Federico II. “Abbiamo realizzato il prototipo”, ha detto il coordinatore del gruppo internazionale autore della ricerca, il fisico Salvatore Capozziello, dell’Università Federico II di Napoli, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e presidente delle Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav). E’ stato ottenuto collegando due foglietti del materiale più sottile del mondo, il grafene, con legami molecolari e un nanotubo. La struttura ottenuta è neutra e stabile, nel senso che al suo interno non entra nulla e nulla fuoriesce, ma quando si introducono dei difetti vengono generate correnti in entrata e in uscita. “Spostandoci su dimensioni cosmiche, potremmo considerare un osservatore che con la sua navetta si avvicina a un wormhole come un elemento capace di perturbare la struttura: in questo caso  sarebbe possibile passare da una parte all’altra del cunicolo spaziotemporale, così come trasmettere segnali da una parte all’altra”.

 

Sembrerebbero apparentemente notizie una lontana dall’altra, invece a parer mio sono puntate diverse di una sola notizia.

Facciamo un gioco quale era uno dei principali problemi che gli Ufologi dovevano affrontare quando si interfacciavano ai cosiddetti detrattori? La difficoltà tecnologica. SI è partiti nella migliore delle ipotesi dall’asserire che sicuramente c’è vita nell’universo altrimenti sarebbe solo uno spreco di spazio, ma considerate le distanze è impossibile che eventuali civiltà evolute possano raggiungerci dato che per farlo servirebbe una tecnologia al momento inesistente.  La somma di queste scoperte anche se non sono un fisico mi rende consapevole del messaggio che in realtà si vuole lanciare, esistono miliardi di pianeti che potrebbero essere simili al nostro e potrebbero ospitare la vita, prima non lo sapevamo adesso abbiamo la tecnologia per scovarli e miglioreremo sempre più fino a quando non troveremo quello che stiamo cercando. Si ma sono così distanti come raggiungerli sappiamo tutti che i viaggi del tempo sono solo teoria, ma guarda caso forse esiste una scappatoia che certamente và migliorata sperimentata, ma chi ci dice che non sia già stato fatto? D’altronde gli UFO non esistevano giusto?  Poi esistono oggetti strani nella galassia vedi l’asteroide che sembrerebbe una navicella, e dopo aver provato a contattarlo non abbiamo avuto risposta. Si tratta di una semplice pietra, ma prima o poi non lo sarà più.  Da profano una domanda che mi porrei al cospetto di tutto ciò sarebbe ma perchè spendere milioni di dollari vedi il SETI, o il Pentagono, inviare sonde sfruttare nuova tecnologia per cercare qualcosa che non esiste? Perchè sostenere proiezioni cinematografiche orientate se tutto fosse pura fantasia? La risposta in realtà la sappiamo tutti o almeno la sapevamo in pochi, forse ora inizia ad arrivare anche laddove non batte mai il sole. Il meccanismo innescato di disclosure a rilascio graduale ha subito una notevole accelerata, il perchè non è chiaro, certamente non cadremo nella tentazione (per dirla alla Bergoglio) di intravedere in tutto ciò apocalittici tempi o invasioni alla H. Wells. Più semplicemente forse, è giunto il momento di evolversi allo step successivo e magari con dei tempi più maturi alla conoscenza di qualcosa di straordinario. Che sia giunta l’era dello spirito profetizzata da Gioacchino da Fiore, e che l’umanità si stia evolvendo in altro e quindi sia più pronta a interagire con menti superiori? Stando a ciò che mi circonda avrei dei grossi dubbi a riguardo, anzi credo che a tal proposito ci si stia regredendo all’era dell’ignoranza, ma la speranza in qualcosa di nuovo è sempre l’ultima a morire. Che si aspetti il Messia, o il Nirvana, o forme di vita che possano regalarci la conoscenza per risolvere i nostri problemi cambia poco, siamo sempre con le braccia al cielo in cerca di qualcuno che ci dia una mano e risolva i nostri problemi. Ritengo invece che se si vorrà guardare negli occhi questi probabili “nuovi pastori” sarà necessario evolversi dallo status di pecore, altrimenti cambieranno i nomi ma non il risultato, e resteranno sempre in pochi a conoscere la verità. Personalmente non ci vedo nulla di negativo in tutto ciò e da sempre non ho mai capito il motivo di tanta segretezza per il bene della massa. Siamo ormai abituati a vedere giornalmente barconi con bambini che affondano, persone uccise per strada ad ascoltare le notizie più allucinanti, stando seduti a tavola mentre mangiamo un piatto di pasta, alla fine non credo che la famosa frase “non siamo soli” porterebbe tanta devastazione così come in molti temono, semmai saranno altri a doverla temere non certo la massa. Credo per concludere, che sia giunto il momento di guardare con attenzione all’evolversi dei tempi e prepararsi per capire le possibilità che si prospetteranno davanti nuovi mondi, nessuno verrà gratuitamente a fare miracoli, ma se sapremo riconoscere il loro linguaggio non saremo stranieri in una terra sconosciuta come è per noi attualmente l’universo, ma abitanti di quartieri diversi, ma sempre parte di una stessa città.  Se invece resteremo chiusi ancora dietro l’indifferenza, l’emarginazione culturale e mentale, nascosti da drappi di ignoranza e poco propensi al futuro, la verità resterà nelle mani di pochi esattamente come è sempre stato. Ragion per cui prendiamo questa notizia per quella che realmente dovrebbe essere un’apertura dell’elitè. Il pastore ha aperto seppur non completamente il recinto tu che farai?

 

Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

 

 

TRAPPIST-1 Una nuova speranza.

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La ricerca, pubblicata su Nature e coordinata dall’Università belga di Liegi, apre a nuove prospettive nell’ambito degli esopianeti. La scoperta di un nuovo sistema planetario nella costellazione dell’Acquario, rinominato TRAPPIST-1, è stato possibile grazie ad una campagna osservativa intesa a sfruttare un gran numero di telescopi terrestri, tra cui il Very Large Telescope in Cile), lo Uk Infrared Telescope alle Hawaii, i telescopi William Herschel e Liverpool a La Palma, il telescopio dell’Osservatorio astronomico del Sudafrica e soprattutto i telescopi Trappist (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope) South e North (rispettivamente in Cile e Marocco) da cui prende il nome, oltre al telescopio spaziale Spitzer della Nasa, che ha monitorato il sistema per circa 20 giorni a partire dal 19 settembre 2016. Il risultato è da record perché il sistema TRAPPIST-1 ospita il maggior numero di pianeti come la Terra e il maggior numero di pianeti nella zona abitabile. Il coordinatore della ricerca Michael Gillon ha annunciato che intorno alla stella nana rossa TRAPPIST-1, a 39 anni luce dalla Terra, vi sono ber 7 pianeti rocciosi, tre dei quali (e,f,g) sono situati nella zona abitabile della suddetta stella ovvero dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido (temperatura compresa tra 0 e 100 gradi). I sette pianeti sono stati chiamati come di consuetudine b, c, d, e, f, g, h (sono in ordine di distanza): pensate il più lontano, h, orbita a circa 10 milioni di km. Per fare un paragone Mercurio orbita a circa 59 milioni di km dal Sole. Questo perché le nane rosse sono stelle ‘fredde’ e piccole e nonostante siano così vicini a TRAPPIST-1 non sono soggetti a temperature ‘infuocate’ (TRAPPIST-1 ha una temperatura di circa 2400° C, meno della metà del nostro Sole). Questi sette mondi sono più o meno grandi quanto la Terra. Il più piccolo è circa il 75% più massiccio del nostro pianeta, mentre il più grande è solo del 10% più pesante della Terra. La configurazione particolarmente favorevole del sistema e le ridotte dimensioni della stella hanno permesso uno studio approfondito delle orbite planetarie. Tutti e sette i pianeti occupano orbite molto strette, con periodi orbitali che variano da 1,5 giorni di TRAPPIST-1b al più esterno, noto come TRAPPIST-1h, che compie il giro in circa 20 giorni. Il ‘Sole’ di questo sistema planetario è una vecchia conoscenza: era stato scoperto nel maggio 2016 insieme ai tre pianeti che si trovano nella fascia abitabile. Trappist-1 è una stella nana ultrafredda, ossia è una stella molto più piccola e meno luminosa del Sole: la sua massa è pari a un decimo rispetto a quella della nostra stella e la sua luminosità pari a solo 5 decimillesimi.

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Ha rilevato all’Ansa l’astronomo Silvano Desidera, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf): “In questo modo si è capito che ci troviamo di fronte a un sistema planetario che contiene pianeti con una densità simile a quella della Terra e che ricevono dalla loro stella una quantità di calore simile a quella che la Terra riceve dal Sole”. Per questo tutti questi nuovi mondi alieni sono “promettenti per avere una densità simile a quella del nostro pianeta, un’atmosfera non troppo densa e acqua liquida in superficie”. Ora il quadro generale è completo: il sistema TRAPPIST-1 è estremamente compatto, piatto e ordinato e i sette pianeti sono tutti “quasi risonanti”, ciò significa che nello stesso tempo in cui il pianeta più interno compie otto rivoluzioni, il secondo, il terzo e il quarto pianeta ne compiono cinque, tre e due, rispettivamente. Questo schema fa sì che vi siano mutue influenze gravitazionali, che si manifestano in lievi variazioni nei tempi di transito osservati, che i ricercatori hanno utilizzato per stimare i raggi e le masse planetarie e ipotizzare la probabile rocciosità (almeno i sei più interni). Da queste stime, è emerso che il sistema planetario è incredibilmente somigliante a quello costituito da Giove e dai satelliti galileiani (Io, Europa, Ganimede e Callisto), anche se ha una massa circa 80 volte superiore. Le quattro lune, infatti, orbitano intorno a Giove con periodi compresi tra 1,7 e 17 giorni, anche in questo caso in condizioni di quasi-risonanza. Questa somiglianza suggerisce che i pianeti di TRAPPIST-1 e i satelliti galileiani si siano formati ed evoluti in modo simile. “L’architettura del sistema solare”, scrivono a proposito i ricercatori, “suggerisce che i pianeti si siano formati più lontano dalla stella e siano poi migrati verso l’interno.

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Durante la conferenza Gillon ha affermato che “nel giro di pochi anni, sapremo molto di più su questi pianeti, e soprattutto se sono in grado di ospitare la vita nel giro di dieci anni”. Tornando ai 3 pianeti interessanti, l’acqua allo stato liquido è un ingrediente fondamentali allo sviluppo della vita come la conosciamo, quindi i pianeti e, f e g situati nella fascia di abitabilità sono i candidati migliori per ospitare forme di vita aliene (anche batteriche). La presenza di acqua allo stato liquido è comunque un’ipotesi che si basa su modelli climatici e sulla distanza dei pianeti dalla stella Trappist-1. Ancora non è stata rilevata in modo diretto la presenza di acqua e non sono state scattate immagini della superficie di questi pianeti. I telescopi che avranno questo compito in futuro saranno l’European Extremely Large Telescope dell’ESO e il James Webb Telescope di NASA/ESA/CSA che verrà lanciato nel 2018. C’è ovviamente da essere soddisfatti di questi risultati ma come ogni scoperta riguardo gli esopianeti bisogna andarci con cautela aspettando nuove verifiche, osservazioni e studi. “Alla ricerca di vita altrove, questo sistema è da oggi la nostra migliore scommessa”, sintetizza uno degli autori della scoperta, Brice-Olivier Demory, professore alla University of Bern’s. “In passato ci sono stati più volte annunci su possibili gemelli della Terra, ma adesso ci si sta avvicinando molto di più”, dice Desidera. “È una bella scoperta”, ha aggiunto, e “incoraggia la ricerca di pianeti in grado di ospitare la vita. Il gemello della Terra non è mai stato così vicino e dopo i tanti annunci degli anni passati sulla scoperta di pianeti simili al nostro, averne visti sette in una volta apre una prospettiva completamente nuova. L’esistenza di un sistema solare come quello della stella Trappist-1 conferma infatti che pianeti piccoli simili alla Terra sono abbastanza frequenti, anche attorno a stelle molto diverse dal Sole”. Forse, scrive Ignas A.G. Snellen dell’Osservatorio di Leiden in un pezzo di accompagnamento alla scoperta sullo stesso numero di Nature, il nostro Sistema solare, con i suoi quattro pianeti delle dimensioni terrestri (meglio, subterrestri per Mercurio, Venere e Marte) non è nulla di così fuori dell’ordinario. La maggioranza dei pianeti extrasolari noti è invece più grande ed è prevalentemente gassosa, analogamente al nostro Giove. Finora sono una decina i pianeti scoperti con alcune caratteristiche simili alla nostra Terra. Il più vicino “Proxima b” è stato individuato l’anno scorso attorno alla stella più vicina a noi Proxima Centauri distante appena 4,2 anni luce. Il primo esopianeta veniva scoperto nell’ottobre 1995 nel circondario di “51 Pegasi”. Da allora è stato un crescendo è quelli confermati fino al 15 febbraio 2017 sono addirittura 3.577. Buona parte sono stati scoperti dal satellite Kepler della Nasa: i candidati che è riuscito a individuare sono 2.900. Il numero dimostra come i pianeti extrasolari siano una presenza normale e non un’eccezione. Quindi le probabilità di trovare un gemello della Terra aumentano sempre più man mano la tecnologia consente di vedere meglio. Finora non si è ancora raccolta alcuna immagine di questi corpi celesti ma la loro presenza viene confermata dalla misura dell’affievolimento della luce della stella quando le transita davanti, oppure dai movimenti anomali della stessa stella indotti dalla gravità del pianeta.

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Il sogno ora è arrivare su questi pianeti e a tal proposito Pablo Ayo, scrittore e fondatore del Centro Ricerche Stargard per i fenomeni supernaturali scrive sul suo blog: “Potendo viaggiare alla velocità della luce, ci si metterebbe solo 40 anni a raggiungerlo. Peccato però che secondo la Teoria della Relatività la velocità della luce è irraggiungibile, e per ora i nostri razzi, solo con l’aiuto di condizioni gravitazionali favorevoli, riescono a raggiungere talvolta la velocità record di 45 km al secondo. Sicuramente è già una bella corsa, ma per valicare le distanze interstellari ci vuole ben altro. Probabilmente un razzo termico nucleare a ciclo aperto come quello proposto da Carlo Rubbia nel 1998 (il famoso “Progetto 242”), o meglio ancora un’astronave dotata di un autentico motore a curvatura (in stile Star Trek), come quello teorizzato negli anni ’90 dal fisico messicano Miguel Alcubierre. Ma per ora questi sono solo progetti teorici.” E continua: “Qualcuno, tra i corridoi degli informatori ufologici, affollati di buffoni, spergiuri, bufalari, ex agenti dell’intelligence, gole profonde e militari pentiti, parla di un progetto ultra segreto della NASA. Si vocifera di una iniziativa nata in seguito al presunto UFO crash di Roswell e sviluppata meglio in seguito. Il governo USA, dicono in molti, ha già astronavi in grado di viaggiare a curvatura, rendendo pianeti come quelli del sistema solare TRAPPIST-1 davvero “vicini”. Alcuni rivelatori (tra cui ricordiamo l’ex hacker britannico Gary McKinnon) sostengono che esista un programma Top Secret chiamato “Solar Warden”, nel novero del quale una task force spaziale americana avrebbe sfruttato le conoscenze tecnologiche desunte dai dischi volanti alieni precipitati per costruire otto astronavi madre a forma di sigaro e 43 navette esplorative più piccole per trasferire miliardi di persone su altri pianeti. Tale struttura operativa segreta opererebbe nella Rete Navale degli USA e sotto l’egida del Comando delle Operazioni Spaziali (NNSOC).” Pura follia? Solo leggende metropolitane? Forse. Ma qualcuno ci dovrebbe allora spiegare perché, da qualche anno, l’ente spaziale americano sta spendendo cifre assai ingenti per trovare “pianeti abitabili” per l’uomo. Un po’ come profetizzato dal film Interstellar (2014 Warner Bros) che, caso strano, ha goduto di molti aiuti e supporti da parte della stessa NASA, quasi come fosse stato concepito per abituare la popolazione mondiale a una futura difficile scelta: rimanere e morire lentamente o partire e colonizzare strani, nuovi mondi. Conclude Ayo: “La scoperta di ben 7 pianeti con acqua, di cui forse 3 abitabili, nello stesso sistema solare, potrebbe davvero essere la notizia che la razza umana in futuro potrà continuare a vivere. In questa ottica, le reazioni emotive dello staff di ricerca della NASA, e anche i soldi spesi per queste missioni, acquisterebbero un senso ben preciso. La mia è solo una teoria, e oggi brindiamo con gli scienziati della NASA alla loro scoperta. Il tempo ci dirà se i nostri sospetti sono fondati o meno, se potremo rimanere qui o se saremo costretti, come il protagonista di Interstellar, a partire per un nuovo, incredibile viaggio.”

Alfonso Morelli – Team Mistery Hunters